Tra i guardiani della Provincia che non si fermano mai

La polizia provinciale si prepara al passaggio nei ranghi di altri enti. Un patrimonio si specialità che non deve andare perso. Viaggio nel “mondo invisibile” dei cacciatori di bracconieri

nucleo faunistico polizia provinciale fontanelle

Dai bracconieri che sparano col silenziatore alle armi da guerra rivolte contro caprioli e cinghiali. Trappole, lacci, taglione e animali in pericolo: c’è il cervo investito nel Luinese, la civetta con l’ala rotta a Gerenzano o la piccola lepre azzoppata a Gavirate.
Per non parlare delle migliaia di metri di rete di frodo recuperati dal Lago di Varese.

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Alcuni di questi interventi sono stati evasi solo nelle ultime 24 ore da quel “piccolo mondo”, fondamentale ma invisibile, che esiste e sta dietro al lavoro della polizia provinciale di Varese.
E’ il nucleo faunistico, una delle tre specialità di questo corpo destinato a sparire per via della riforma di riorganizzazione degli enti locali voluta dalla legge 56, la Del Rio.

Si vive un clima di alta professionalità, dedizione, ma anche di smobilitazione fra graduati ed agenti, alcuni dei quali nascono come uomini della foresta. Altri lo diventano: passati per passione dalle carte bollate e i timbri degli uffici al fango sugli anfibi, le nottatacce col passamontagna di pattuglia nei boschi o nelle gelide uscite in barca per castigare i pescatori di frodo, come il caso dell’agente Ermanno Mariani, sereno, soddisfatto della sua scelta.

Non ci sono orari per questi agenti: le reperibilità, a rischio dai tagli, sono state ripristinate, dice il consigliere provinciale con la delega alla sicurezza Fabrizio Mirabelli, «ma dobbiamo fare i conti con molte difficoltà dovute soprattutto allo stato in cui versano i mezzi del parco auto: si parla di veicoli che hanno all’attivo quasi 300 mila chilometri. Infatti alcuni, fra i 10 in dotazione, sono in manutenzione».

E pensare che nonostante la cura dimagrante imposta dalle riforme della pubblica amministrazione questi uomini hanno ottenuto risultati molto importanti in quella guerra invisibile che si gioca fra i canneti del lago e le silenziose faggete delle nostre montagne.

«Il 2013 è stato un anno di fuoco: si riceveva una segnalazione la settimana per i pescatori di frodo sul lago di Varese – spiega dietro le sue tre stelle sul petto il commissario Francesco Montarese – . Oggi questo fenomeno è stato ampiamente ridotto: ci sono ancora dei casi, ma siamo riusciti a sradicare un fenomeno, quello delle reti di frodo spesso utilizzate da vere e proprie organizzazioni di uomini dell’Est, rumeni in prevalenza, con tanto di camion frigoriferi e mano d’opera, che sottraevano quintali e quintali di fauna ittica spesso dotata di scarse caratteristiche alimentari per il pubblico italiano. Pesci come carassi, ‘gatti’ e siluri che venivano difatti vendute fuori dal territorio nazionale. Ora questo fenomeno è praticamente sparito».

Queste bande di pescatori sono ad oggi ancora attive in altre zone del Paese come l’ultimo tratto del fiume Po; anche qui lo schema è lo stesso: i ferri del mestiere vengono comprati a Monte Isola sul lago d’Iseo, “patria” delle reti da pesca, che poi vengono posizionate indebitamente in laghi e fiumi per depredarli. Anche il Varese e il Maggiore sono stati colpiti, quest’ultimo soprattutto nella parte bassa del bacino, fra Ispra e Sesto Calende dove vigono diversi diritti esclusivi di pesca. Un’attività di repressione resa possibile dai molti contatti sul territorio, rappresentati dai pescatori professionisti e da pescatori sportivi: in molti casi le soffiate su movimenti sospetti sono arrivate da qui.

Poi il bracconaggio. Qui c’è un dato che parla chiaro: dal 2008 al 2014 la media di denunce al mese era di 0,8 bracconieri (siamo nel campo della statistica), salita negli ultimi mesi a 2,3 denunce al mese: il quadruplo.
Vuol dire aumento degli animali selvatici, che sono dappertutto, e aumento di persone che pensano sia normale catturare un piccolo cinghiale o sparare a un cervo fuori dalle regole.

Con rischi elevati: le armi da fuoco, spesso potenti, sono un pericolo e a differenza delle reti da pesca che costituiscono un illecito amministrativo, qui si va nel penale: oltre agli spari nel buio, esistono i rischi di mettere in commercio carne di animali selvatici senza preventivo controllo da parte delle autorità sanitarie.

Tutte attività che esulano dalla semplice logica guardia-ladri che a prima vista potrebbe giocarsi lontano dagli occhi dei cittadini.
Oggi, con la riforma approvata dalla Regione Lombardia, anche questo ambito verrà disciplinato dal Pirellone: è probabile, spiega il dirigente Angelo Gorla, «che il personale non verrà spostato dal territorio, semplicemente rimarrà in capo ad un altro ente. Questo per la squadra nautica e la faunistica. Per la stradale il discorso è diverso: per legge, la Regione non può avere un suo corpo di polizia locale. Gli agenti saranno in capo ai Comuni».

«Resta il fatto – conclude il dirigente – che lasciamo in eredità una componente altamente specializzata. Il nostro personale ha prestato e presta un servizio e una dedizione totale a questo lavoro: si tratta di un’attività davvero insostituibile. Per me è stato un onore aver comandato questi uomini»

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 10 Luglio 2015
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Commenti

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  1. apetraccone
    Scritto da apetraccone

    Beh! Almeno loro sanno, bene o male, a cosa andranno incontro… E qualcuno ha pensato ad un minimo di riassetto delle forze disponibili… Pensate in che situazione si trovano gli altri dipendenti colleghi della Provincia che ancora oggi non hanno un quadro chiaro di come è cosa si lavorerà fra un anno!

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