Credito alle imprese, le proposte della CNA per rilanciarlo

L'intervento di Gianni Mazzoleni, presidente del Consorzio Ifidi Varese, Bergamo, Milano

cna generiche

In questo intervento Gianni Mazzoleni (foto), presidente del Consorzio Ifidi Varese, Bergamo, Milano,  presenta le proposte di Cna per il credito alle piccole imprese, strumenti che l’associazione datoriale affida ai decisori istituzionali, economici e imprenditoriali

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Tra dicembre 2011 e febbraio 2016 il credito alle imprese si è ridotto di 112 miliardi. Un calo impressionante, che equivale a un taglio di oltre l’11 per cento dello stock complessivo. Ma questo calo si trasforma addirittura in un crollo per le imprese artigiane che, nell’arco degli stessi 50 mesi, hanno subito una contrazione dei volumi vicina al 20 per cento dello stock di credito erogato dalle banche passando da 55,6 miliardi a 44,8 miliardi.

È questo il risultato di una ricognizione condotta dalla CNA su un panel significativo di imprese, che per altro conferma su dimensioni anche più ampie le sensazioni che si possono dedurre dalla contrazione dei volumi garantiti dai Consorzi Fidi, ancora ben al di sotto dei volumi del 2008.

Dall’indagine sono emerse sostanzialmente – sul versante del ricorso al credito – due tipologie di imprese, quelle statiche e quelle dinamiche. Le prime puntano sulla continuità, mantenendo la stabilità del proprio business, e rinunciano a chiedere nuovo credito perché non effettuano investimenti. Le imprese dinamiche, invece, tendono ad investire sempre maggiori risorse per riuscire a competere e a conquistare fette di mercato in Italia e all’estero. Ricorrendo, nell’84 per cento dei casi, al sistema bancario e ottenendo, di frequente, risposte negativa a causa della loro scarsa redditività.

Le contromisure che vengono adottate dalle imprese, di fronte al diniego o al restringimento dell’accesso al credito –  anche se diverse a seconda del settore merceologico, della classe dimensionale e degli obiettivi strategici –  consistono in larga misura nell’indebitamento con i soci, nello sfruttamento della opportunità derivante dalla rateizzazione di tasse, imposte e contributi e nell’allentamento dei tempi di pagamento dei fornitori e molto raramente nella ricerca di alternative al sistema bancario.

La stessa indagine, sviluppata sul fronte bancario, ha registrato e confermato una divaricazione del credito con erogazioni sempre più selettive, con il settore manifatturiero cresciuto del 4 per cento, una maggiore attenzione al rischio, conseguente all’incremento esponenziale del deteriorato e alla bassa redditività degli impieghi e l’asserita mancanza di convenienza nell’erogazione di credito alle piccole imprese, considerato che fino a un importo di 30mila euro il margine di contribuzione viene considerato addirittura negativo.

Le proposte della CNA

Premesso che il metodo migliore per rilanciare il credito passa per il rilancio degli investimenti, pubblici e privati, e dei consumi, contestualmente si può, e si deve, lavorare per creare un humus favorevole alla ripartenza, prima di tutto connettendo nuova finanza e piccole imprese. Su questo principio la CNA ha individuato una serie di proposte, quali strumenti di una politica per il credito alle piccole imprese, in linea con il terzo millennio, che CNA affida ai decisori istituzionali, economici e imprenditoriali. Assumendosi in prima persona, ovviamente, le proprie responsabilità. Tre sono i “facilitatori” che dovrebbero agire avendo ben chiari obiettivi e responsabilità: istituzioni, sistema bancario e finanziario e la CNA stessa.

L’Associazione

All’Associazione, intesa come sistema, è demandata l’assistenza capillare professionale alle piccole imprese, il rilancio strategico dei Confidi e la valorizzazione del patrimonio informativo.

Le istituzioni

Alle istituzioni spettano il sostegno alla patrimonializzazione d’impresa, le garanzie per le imprese che ne hanno bisogno, l’innovazione nel mercato pubblico che si rivolge alle imprese di beni e di servizi, la modernizzazione degli interventi sui crediti commerciali e della giustizia civile.

Banche e finanza

A banche e finanza spetta il sostegno al piccolo credito, anche attraverso forme innovative che coinvolgano i soggetti come i Confidi, la banca digitale per le piccole imprese, lo spazio a investitori con metodi innovativi e l’individuazione di nuovi prodotti tagliati su misura per le dimensioni di impresa e per i diversi settori. Vediamo ora, per ogni attore chiamato in causa, le parti di rispettiva competenza.

La CNA dovrebbe lavorare per arrivare a una nuova organizzazione territoriale in grado di fornire informazioni dettagliate e su misura alle imprese. In sostanza si tratterà di prendere per mano direttamente, o indirettamente, le piccole imprese e traghettarle verso il “mondo nuovo” della finanza.

La diversificazione e l’innovazione dei Confidi, che vuol dire esplorare e attivare la fattibilità, fra quanti di loro dispongono dei requisiti necessari per farlo, di erogare credito direttamente, permettendo nuove forme di garanzia e sostenendo l’accesso ai Fondi europei. La valorizzazione del patrimonio informativo in proprio possesso sulle singole imprese allo scopo di definire nuove strategie per e con le banche. La messa in chiaro della finanza a Km0, cominciando con la definizione di una nuova proposta di regolamentazione, sulle modalità di sostegno alle imprese attraverso canali finanziari informali che si sono diffusi con la crisi (prestiti da amici, parenti, soci, fornitori, collaboratori) e che, opportunamente regolamentati, potrebbero diventare un veicolo di mutualità territoriale.

Le Istituzioni dovrebbero invece elaborare politiche per favorire la patrimonializzazione delle imprese. Che per troppe imprese è oggi un elemento di debolezza alimentato soprattutto dalla mancata convenienza economica dell’investimento nella propria impresa. Come intervenire? Sbloccando, prima dal punto di vista normativo e poi incentivando, gli strumenti finanziari finalizzati al sostegno della patrimonializzazione delle imprese  incrementando l’impatto, la conoscenza e la diffusione degli strumenti di riduzione dell’imposta sui redditi derivanti dal finanziamento del capitale di rischio (Ace), introducendo l’Imposta sul reddito delle imprese (Iri) per premiare chi investe nella propria impresa personale, allineando l’aliquota dei redditi lasciati in azienda a quelle delle società di capitali.

Favorire il ripensamento strategico e operativo del Fondo centrale di garanzia per agevolare le imprese che hanno reale necessità, ampliare la platea delle imprese che possono accedervi, migliorare l’uso delle risorse. Oggi, per esempio, con un milione di euro si risponde a dieci imprese, domani con lo stesso milione si potrà rispondere a venti imprese potenziando l’effetto leva. Intervenire sui tempi di pagamento facendo in modo che vengano rispettati dal pubblico e dai soggetti privati e riducendo le lungaggini processuali nel caso dei conflitti giudiziari aperti per ottenere un pagamento dovuto.
Mentre al mondo del credito e della finanza è chiesto:

Il sostegno al piccolo credito, prevedendo istruttorie rapide che rendano conveniente la concessione di modesti importi. Nel contempo, va creato un mercato per i piccoli importi in attesa che possano operare anche altri soggetti non bancari, come i Confidi. Di avviare con decisione la strada delle soluzioni per il credito di settore e di filiera. Di potenziare il modello di banca digitale, accessibile 24 ore su 24 anche via smartphone, in grado di fornire le riposte più semplici agli imprenditori. Di promuovere e facilitare l’incontro tra piccola impresa e forme innovative di investimento, per diffondere, in aggiunta ai minibond che coinvolgono fondamentalmente imprese con almeno 25 milioni di fatturato, anche i microbond e le piattaforme di crowdfunding.

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Pubblicato il 16 Agosto 2016
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