Si può chiedere il rimborso se avete pagato di più per la tassa rifiuti
Molti Comuni in Italia hanno applicato la Tari "esagerando" la quota su garage e pertinenze. Il Ministero fa chiarezza, intanto i Comuni in regola man mano confermano

Chi ha pagato di più per la tassa rifiuti potrà avere un rimborso dal proprio Comune.
L’ha chiarito il ministero dell’Economia, che ha pubblicato una circolare specifica su un tema che ha fatto molto discutere e ha agitato molto anche i Comuni. La circolare (qui l’originale) conferma che il modo corretto di calcolare la TARI, l’imposta sui rifiuti, non è quello che hanno adottato a partire dal 2014 diversi comuni italiani. Per tre anni, in questi comuni la “quota variabile” – basata cioè sul numero di inquilini – è stata moltiplicata anche per le “pertinenze” dell’immobile, cioè le eventuali cantine e garage. La quota variabile, ha chiarito il ministero, va invece applicata una sola volta.
Per chiedere il rimborso bisogna spedire una raccomandata con ricevuta di ritorno al Comune, “laddove il contribuente riscontri un errato computo della parte variabile effettuato dal comune o dal soggetto gestore del servizio rifiuti, lo stesso può richiedere il rimborso del relativo importo, solo relativamente alle annualità a partire dal 2014, anno in cui la TARI è stata istituita”. La domanda di rimborso “non richiede particolari formalità”, spiega il Ministero, “deve però contenere tutti i dati necessari a identificare il contribuente, l’importo versato e quello di cui si chiede il rimborso nonché i dati identificativi della pertinenza che è stata computata erroneamente nel calcolo della TARI”. Bisogna dunque controllare se nei bollettini Tari inviati dal proprio Comune è indicato il valore della parte variabile, estraendo quindi l’importo per cui chiedere indietro i soldi.
Non è chiaro quanti Comuni abbiano applicato in modo non corretto la Tari. Tra i Comuni che hanno inviato note per confermare la correttezza del calcolo ci sono Busto Arsizio, Cantello, Caronno Pertusella, Cardano al Campo, Cassano Magnago, Comerio, Gallarate, Luino, Malnate, Samarate, Saronno, Varese. Fuori provincia ad esempio ha confermato la correttezza anche Legnano. La verifica comunque si può fare personalmente, se i bollettini riportano distinte la parte fissa e quella variabile.
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