Dieci anni fa moriva Giuseppe Uva. La sorella: «Andiamo avanti»

Alcune scritte sull’auto di Lucia Uva che annunciano la volontà di ricorrere in Cassazione dopo l’ultima decisione della Corte d’Appello di Milano

Avarie

Assolti i medici, assolti poliziotti e carabinieri e una morte, quella di Giuseppe Uva, che fa ancora discutere.

Sono passati esattamente dieci anni dal quel 14 giugno 2008 in cui il quarantaduenne e un amico, Alberto Biggiogero vennero portati in caserma dai carabinieri dopo aver assunto alcool e droghe e perché sorpresi mentre stavano spostando delle transenne in centro a Varese.

Giuseppe morì nella mattina successiva al reparto di psichiatria dell’ospedale di Varese.

Da quel fatto cominciarono una serie di processi, accertamenti col fine di raggiungere la verità sul decesso dell’uomo.

Oggi la sorella Lucia Uva ha fatto sapere di avere intenzione di andare fino in fondo, «a Roma, in Cassazione».

Una scelta del resto già annunciata dai legali a pochi minuti dalla sentenza di assoluzione dei due carabinieri e sei poliziotti finiti a processo per omicidio preterintenzionale e sequestro di persona, assolti anche in secondo grado con formula piena.

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E per ribadire la linea che la famiglia Uva vuole tenere sul fronte giudiziario, Lucia ha divulgato oggi le immagini della sua auto su cui sono apparse alcune foto e diverse scritte su di uno dei più dibattuti casi giudiziari del Paese. Lo aveva già fatto anche in passato.

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Pubblicato il 14 Giugno 2018
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