I bambini bisogna prenderli sul serio

Conversazione con Guido Quarzo, autore di libri per bambini che sabato 24 novembre alle ore 15.30 sarà in biblioteca a Besozzo per "Ri-leggiamo", la festa per il nuovo Magazzino dei libri dell'infanzia

guido quarzo

“I bambini bisogna prenderli sul serio, altrimenti la comunicazione con loro non funziona”. A spiegarlo è Guido Quarzo, autore torinese di libri per bambini e ragazzi (già vincitore di un premio Andersen e finalista al Premio Strega 2017), che sabato 24 novembre parteciperà a “Ri-leggiamo”, la festa della Biblioteca di Besozzo per l’apertura del nuovo “Magazzino dei libri” dedicato alla letteratura per l’infanzia.

L’incontro con l’autore sarà alle ore 15.30 in Sala letture (via Mazzini 10) e di intitola “Inganni e trame”: “Perché un libro funziona quando il lettore accetta di stringere un patto tacito con l’autore basato sull’inganno della trama, accettata comunque per veritiera”, spiega Quarzo.
“Trama in inglese è plot, da complotto – spiega – il lettore sa che la trama del libro si svela lentamente, pagina dopo pagina, come un complotto, e lo accetta come verosimile, anche se racconti di uno che arriva da Kripton e può volare”. Oppure di una bambina che casca nel piatto di quella minestra che non vuole mangiare, come la protagonista di “Mangia, Matilde!”, libro scritto da Quarzo e Anna Vivarelli, ispirato all’Alice di Lewis Carrol e a quella “cascherina” di Rodari. “Una volta abbiamo incontrato dei bambini di una seconda elementare di Campobasso, e tra tanti entusiasti per il bosco nascosto nel piatto di spinaci, o solidali con il povero budino triste, ce n’era uno che ci contestava, perché non è vero che i bambini non cadono nel piatto e i bambini non parlano. Non era colpa nostra, e neppure si può dire che il bimbo non avesse fantasia, semplicemente con lui il patto non aveva funzionato. Non era un libro adatto a lui”. Anche i bambini hanno i loro gusti e le loro preferenze quando leggono.

Si parlerà quindi di come costruire una trama, partendo dall’inganno per poi svelare il racconto seguendo un filo logico. “Questa è una delle cose più difficili per i bambini, che fanno fatica a selezionare le idee – dice Quarzo – Così, quando raccontano, i piccoli inseriscono nella storia tutti gli spunti che gli passano per la mente, senza selezionare. Imparare a selezionare significa crescere”.
Senza però rinunciare alla fantasia: “Contrariamente gli adulti hanno più fantasia dei bambini, perché hanno maggiore esperienza cui attingere – spiega l’autore – Ma solitamente i bambini sono più arditi nel combinare i tasselli delle diverse esperienze per crearne di nuove”.

Per raccontare storie ai bambini spesso si torna con la mente alla propria infanzia, a quelle emozioni, “ma bisogna farlo con la consapevolezza di un adulto”, avverte Quarzo.  Questo aiuta l’empatia e a scoprire nuovi canali di comunicazione con i bambini “che oggi sono molto diversi dai miei compagni di gioco di sessant’anni fa, con cui stavamo fuori tutto il giorno, in strada, senza il controllo diretto degli adulti” commenta l’autore, ricordando lo spunto da cui nasce il prossimo libro in uscita “Le strorie in tasca – 1957”.

“I bambini, come gli adulti, imparano leggendo, ma non leggono per imparare. E questa è un’altra verità di cui bisogna tenere conto quando si scrive”, spiega Quarzo, che anni fa ha rinunciato al ruolo di insegnante per dedicarsi alla narrativa. La morale, per intersi, vien da sé.
Anche durante l’incontro di sabato la “conversazione” con grandi e piccini partirà dalla lettura di alcune storie. “Condivideremo pensieri ed emozioni suscitate dalle storie, con rispetto reciproco, prendendoci sul serio, adulti e bambini, senza finta condiscendenza e senza ricorrere all’inutile bambinese. Perché i bambini comunicano e apprendono con gli adulti, solo quando sono presi sul serio”, avverte Quarzo.

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Pubblicato il 22 Novembre 2018
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