Rompe il naso alla moglie, condannato

Otto mesi per lesioni aggravate. Assolto dall’accusa di sequestro di persona per aver sottratto le chiavi di casa

Avarie

Un rapporto fortemente conflittuale può giustificare un’esagerazione che poi sfocia in comportamenti che si pongono sulla soglia della commissione di un reato?

L’avvocato Ivana Mombelli ha citato nella sua arringa per un caso di violenza domestica discusso oggi di fronte al giudice monocratico una sentenza del 2016 pronunciata proprio dal tribunale di Varese indirizzata in questo senso, che tuttavia non è servita a far assolvere il proprio assistito, un uomo d’età attorno ai 45 anni residente in provincia di Varese accusato di lesioni aggravate e sequestro di persona.

Per il pm Antonia Rombolà un comportamento grave, legato ad uno stato di violenza dimostrata dall’imputato in più di un’occasione, tanto che l’uomo si sottopose anche ad un percorso di analisi per limitare il più possibile atteggiamenti violenti che minavano l’integrità della sua vita sentimentale.

Per il difensore questi bisticci non erano invece a senso unico ma appunto facevano parte in maniera organica di quella «storia malata» di cui fece menzione in qualità di teste anche una confidente e amica di lavoro della parte offesa sentita in aula.

Alla fine il giudice Alessandra Mannino ha deciso per la condanna, assolvendo l’imputato dalla sola accusa di sequestro di persone.

Non era la prima volta che avvenivano episodi di tensione fra marito e moglie – entrambi italiani, lei con una figlia nata da una precedente relazione – tanto che la donna tornò a vivere per un periodo dai genitori, durante il periodo in cui il marito si sottopose ad un programma per liberarsi da quegli atteggiamenti pericolosi dovuti all’incapacità di trattenersi.

Al termine della terapia psicologica a cui si è sottoposto il marito, la moglie rientrò nell’abitazione coniugale fino ai fatti contestati, avvenuti il 22 giugno 2015 quando a seguito di un litigio l’uomo è accusato di aver colpito con forza la consorte al volto, fratturandole il naso, trattenendola bloccata sul letto e impedendole poi di uscire dall’abitazione sequestrando l’unico mazzo di chiavi di casa (da qui l’ipotesi di sequestro di persona).

Successivamente i due uscirono per recarsi a mangiare un gelato e poi per raggiungere la caserma dei carabinieri. I militari consigliarono alla donna di far refertare il tutto in pronto soccorso: 25 giorni di prognosi. Seguì poi una denuncia della vittima.

«Anche il marito si rivolse alle cure mediche di pronto soccorso e presentò un esposto alle forze dell’ordine», aggiunge l’avvocato Mombelli.

I fatti sono arrivati oggi all’atto finale del processo con la pm che ha chiesto la condanna a un anno e due mesi, e il difensore l’assoluzione, o in subordine pene attenuate.

Ora le motivazioni verranno depositate tra 75 giorni. L’imputato – per il quale è probabile verrà richiesto il giudizio in appello – ha beneficiato della sospensione condizionale della pena.

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Pubblicato il 30 Maggio 2019
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