Tecnosteel, quello che conta è il gioco di squadra

L'azienda di Brunello ha ospitato le classi terze della scuola media Don Rimoldi di San Fermo. Marino Piotti: «Ciò che è importante è avere in mente fin da ora il valore della collaborazione»

Perché nonostante tutti i problemi che ha l’Italia, siamo ancora il secondo paese manifatturiero in Europa dopo la Germania? La risposta la si puó intuire andando a visitare una delle tante piccole imprese che costellano la città infinita che corre lungo l’autostrada che porta a Milano.

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Una di queste è la Tecnosteel srl azienda di Brunello che produce armadi per data center per clienti del calibro di Eni, Granarolo, Bnl, Banca Intesa, Leonardo e Aruba, solo per citarne alcuni. In questa azienda che dà lavoro a 80 persone, tra operai, impiegati e manager, la progettazione e la realizzazione degli armadi è fatta interamente in casa: ogni prodotto viene ritagliato su misura per il cliente, proprio come farebbe un sarto con un vestito.

Alla Tecnosteel la concorrenza agguerrita dei cinesi la combattono con un’innovazione continua di prodotto. «Molti dei nostri competitor sono in Italia – spiega Stefano Marini, sales director Italy & datacenter – È un settore dove ci sono molte multinazionali, per alcune delle quali io ho lavorato. Ma da qualche anno ho scelto Tecnosteel perché qui non sono un semplice numero ma metto il mio valore a disposizione della squadra che vince solo se è unita. Qui si va tutti verso lo stesso obiettivo, mentre in una grande one company tutto questo, spesso, é solo sulla carta».

E la squadra alla Tecnosteel, a quanto pare, funziona bene perché l’azienda oltre alla crisi economica, da cui è uscita in piedi, nello stesso periodo ha dovuto fronteggiare anche la perdita del socio Giuseppe Basso che, al pari di Mauro Turci e Marino Piotti, era una delle colonne portanti dell’impresa. L’export oggi rappresenta il 40 per cento della produzione, soprattutto verso l’Europa, ma con sconfinamenti anche negli Usa ed Emirati Arabi, mentre il restante 40 per cento serve a soddisfare la domanda interna.

Ad accogliere gli studenti della terza media della scuola Don Rimoldi di San Fermo (Varese) in occasione del Pmi Day, oltre a Marini, c’erano Marino Piotti, fondatore e ad della società, Gianfranco Bertani, responsabile settore grafico, e Monica Magni responsabile dell’amministrazione.

Gli studenti, accompagnati dagli insegnanti Nicola Celato, Andrea Galli, Tiziana Marcon e Paolo Persenico hanno visitato tutti i reparti dell’azienda avendo proprio Piotti come speaker d’eccezione. «Il lavoro è una cosa importante e va capito da adesso – ha sottolineato l’imprenditore – fra un po’ di anni farà parte della vostra vita. Ciò che è importante è che abbiate in mente fin da ora il valore della collaborazione».

Interessante il confronto dei ragazzi con i vari responsabili di settore sulle figure richieste in azienda ma soprattutto sul bagaglio di conoscenza che serve oggi per entrare nel mondo del lavoro. Alla Tecnosteel, come in molte altre piccole e medie imprese del territorio, servono figure specializzate a partire dagli operai. «Bisogna conoscere le lingue – ha detto Monica Magni – prima di tutto l’inglese, lo spagnolo e il tedesco, oggi molto richiesto. Chi vuole progettare deve conoscere il Cad ma per qualunque posizione occorre tanta voglia di crescere e mettersi in gioco per migliorarsi».

La curiosità è l’altra grande leva per stimolare la conoscenza e l’apprendimento che non possono essere più considerati acquisiti una volta per tutte. «Impegnatevi e sperimentate perché cosí scoprirete ciò che vi piace – ha suggerito Gianfranco Bertani – e mantenetevi sempre curiosi».

«Bisogna distinguere tra abilità e competenza – ha concluso Marini – la prima riguarda l’attitudine di una persona, mentre la competenza la puoi sempre acquisire attraverso la scuola, i corsi di formazione e si puo’ migliorare sul campo. Ho sentito uno di voi chiedere: come si fa a fare i soldi?Puntare a fare soldi non ha alcun significato, non dà un senso alla vita, perché l’unico valore che conta è quello che avete nella vostra testa».

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Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 27 Novembre 2019
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