Il Comitato: “L’Ospedale di Cuasso è già chiuso, da febbraio”
Il Comitato rilancia con una provocazione sul tema della chiusura dell'ospedale, dopo l'intervento di ieri di Asst 7 Laghi
(Foto di Maurizio Borserini) – «L’ospedale non chiude giovedì. L’ospedale riabilitativo di Cuasso è stato chiuso a febbraio, in piena pandemia Covid».
A rilanciare, dopo l’intervento di ieri di Asst 7 Laghi, è di nuovo il Comitato per la difesa dell’Ospedale di Cuasso al Monte, con quella che può sembrare una provocazione.
«Da febbraio sono stati chiusi tutti gli ambulatori specialistici, la diagnostica di fisiopatologia respiratoria, la diagnostica per immagini: radiologia ed ecografia, il punto prelievi – dice Gian Battista Seresini, una delle anime del Comitato – Ma l’ospedale Covid di Cuasso ha funzionato egregiamente fino ad oggi. Ora rimangono disponibili 20 posti letto per eventuali recrudescenze Covid autunnali».
«Quello che chiediamo e per cui ci battiamo, con la Comunità montana del Piambello e con tutti i nostri sindaci, è il ritorno all’ospedale riabilitativo con le diagnostiche e gli ambulatori. E anche per un rilancio degli ambulatori territoriali Presst di Arcisate».
«Visto l’interesse del momento – prosegue – vorremmo come Comitato poter contare sempre di più su tutti i cittadini della Comunità montana per aumentare il peso politico (quello vero) della nostra lotta. L’amministrazione pubblica deve dare risposte formali specie se richieste da altri organi pubblici, mentre da quel che risulta Asst 7 Laghi predilige annunci laconici su media e social. Il Comitato ma ancor più la Commissione socio sanitaria della nostra Comunità montana sono in trepida attesa di risposte formali sull’argomento, risposte che a tutt’oggi non sono ancora pervenute».
Il Comitato è deciso a non mollare: «Il Comitato difende e continuerà a difendere il nostro ospedale affinché si raggiungano gli obbiettivi esposti in tutte le sedi istituzionali – conclude Seresini – Deve riprendere il tavolo di trattativa iniziato a novembre dello scorso anno ed interrotto anche, ma non solo, dall’avvento dell’attuale pandemia. Si deve procedere solo nelle sedi istituzionali, evitando decisioni unilaterali che ovviamente portano a disinformazione e creano presupposti non chiari. Basta volerlo».
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