“Il nostro lavoro è stato molto più impegnativo durante la pandemia”

I commenti di alcuni operatori rispetto ai dati della mortalità diffusi da Istat. A novembre in provincia di Varese i decessi sono più che raddoppiati rispetto alla media dei cinque anni precedenti

I funerali di Maria Corvi

“La situazione in questo momento è migliorata e speriamo di vedere la luce intorno al tunnel”.  Renzo Oldani delle onoranze funebri Sant’Ambrogio guarda con ottimismo l’evoluzione della pandemia, ma non si nasconde la drammaticità dei mesi scorsi. Non batte ciglio di fronte ai dati sulla mortalità diffusi da Istat.

“La seconda ondata è stata drammatica triplicando il numero dei funerali che abbiamo fatto. Il mese di gennaio è stato leggermente superiore degli anni scorsi. In questa pandemia nessuno è spettatore perché ci riguarda tutti”.

Il suo collega Renato Miazzolo, delle omonime onoranze funebri, racconta invece un fenomeno diverso, almeno per quanto riguarda il Saronnese.

“Da noi il dato dei decessi è aumentato, ma non in modo così forte. Durante la prima ondata la differenza è stata poca, si è sentita di più nella seconda. Se prendiamo come riferimento il 2017 poi abbiamo una variazione davvero limitata. In questi mesi il lavoro è stato più impegnativo anche per l’impossibilità di svolgere alcuni servizi e soprattutto per una burocrazia che ha ostacolato la nostra attività. I documenti dovrebbero essere trasmessi per via telematica e invece in molte realtà siamo costretti ad andare fisicamente e utilizzare modelli diversi. Perdiamo tanto tempo per niente. A parità di lavoro abbiamo avuto meno fatturato anche per tutte queste ragioni”.

Sempre in quell’area del sud della provincia: “Il nostro lavoro è cambiato molto in epoca di pandemia – spiega Ivan Petruzzelli delle Pompe Funebri Broggini di Caronno Varesino – Quello che ci colpisce e preoccupa di più non è stato tanto l’aumento dei numeri dei funerali, che in questa seconda ondata è stato comunque quasi del 15 per cento in più rispetto all’epoca pre Covid, ma il senso di smarrimento che provano i familiari. Non sanno cosa fare, come muoversi e anche noi spesso siamo lasciati soli. Se per i decessi che avvengono in ospedale le procedure sono ben definite, in casa tutto si complica. Spesso sono i parenti a dirci se il loro caro è morto per il virus, il medico di famiglia non è sempre raggiungibile e quindi noi ci muoviamo secondo il buon senso e non secondo regole ben definite. Ed è uno strazio vedere i parenti smarriti, affranti per il dolore della perdita e allo stesso tempo obbligati a lasciare il loro caro senza un bacio o una carezza. Per non parlare poi degli anziani che muoiono in casa di cura o in casa di riposo: andiamo a prendere persone che non hanno più visto la loro famiglia ed è davvero doloroso. Per fortuna questa ondata ci ha permesso di tornare a celebrare i funerali, perché dal punto di vista psicologico la tumulazione senza la presenza di parenti e amici era davvero straziante. I danni psicologici si conteranno per lungo tempo».

L’impresa opera sul territorio dal 1952 e ha quattro dipendenti è diventato un punto di riferimento per l’area che si estende da Gazzada Schianno a Oggiona Santo Stefano.

“Abbiamo avuto un forte incremento sia per per il covid che altre patologie. – Da Gallarate parla Lorella Panaro dell’omonima onoranza funebre – Il grosso del lavoro si è concentrato tra novembre e dicembre. C’è stato il caso dell’Aloisianum con tredici sacerdoti morti e quello di due coppie decedute in pochi giorni. La zona è stata colpita più nel secondo lockdown che nel primo. A una situazione così non si è preparati, ma abbiamo fatto il possibile per aiutare le famiglie anche se i tempi delle esequie si sono dilatati molto proprio per il tanto lavoro. È stato tutto più complicato”.

“La pandemia ha stravolto il nostro lavoro, – raccontano alle Onoranze funebri Lucchetta di Malnate – basti pensare che a marzo l’attività si è triplicata.  Con la seconda ondata i numeri sono cresciuti, anche se meno rispetto a marzo. Questa volta è diverso perché i funerali si possono fare”.

“In questo momento – spiega Enrica Campagnolo delle onoranze funebri “La Verbano” – il valore aggiunto che diamo al servizio va a scemare poiché spesso si riduce molto alla mera sepoltura o alla semplice cremazione. Prima era diverso”. Prima è solo un anno fa, quando il termine pandemia rimaneva una delle tante voci sul dizionario.

“Oggi percepisco il fatto che sia cambiato anche il senso di comunità che gravita attorno al cimitero. Luogo certo non adatto per venir affrontato senza spensieratezza, ma solo pochi mesi fa con maggiore interesse anche rispetto al legame fra le generazioni: i nonni ci davano coi nipoti, per mostrare la tomba del vicino di casa o del parente alla lontana, quasi sconosciuto. Così si ricostruiva una storia recente di una comunità del luogo. Oggi è molto diverso”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Febbraio 2021
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