Prosciolti Fontana, il cognato e i vertici di Aria per la vicenda dei camici donati a Regione Lombardia
La decisione del gup è arrivata oggi e chiude la vicenda iniziata tra aprile e maggio 2020 che ruotava attorno ad una fornitura di 75 mila camici da parte dell'azienda del cognato del governatore a Regione Lombardia

Il governatore lombardo Attilio Fontana è stato prosciolto poichè “il fatto non sussiste” dall’accusa di frode in pubbliche forniture per la vicenda della fornitura di camici da parte dell’azienda del cognato Andrea Dini a Regione Lombardia. Per loro, per il direttore di Aria Filippo Bongiovanni, la manager di Aria spa Carmen Schweigl e il vicario del segretario generale della Regione, Pier Attilio Superti i pm milanesi avevano chiesto il rinvio a giudizio.
I fatti risalgono ad aprile del 2020, piena emergenza covid, quando una iniziale fornitura perfezionata dalla centrale regionale degli acquisti (Aria) da parte della Dama spa, di 75 mila camici e 7 mila dispositivi di protezione individuale alla cifra di 513 mila euro, venne improvvisamente trasformata in una donazione. Del totale dei camici pattuiti solo 50 mila erano stati consegnati effettivamente mentre gli altri 25 mila non sono mai arrivati.
Mentre la vicenda diventava di dominio pubblico tramite un’inchiesta della trasmissione di Rai 3, Report, emergeva che il governatore lombardo aveva cercato di ristorare il cognato per il mancato introito, cercando di trasferire 250 mila euro dai suoi conti (scudati) in Svizzera.
L’inchiesta della magistratura milanese è partita subito dopo e nelle scorse settimane si era chiusa con la richiesta di archiviazione (poi accolta) per l’ipotesi di riciclaggio e la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dei 5 indagati.
Oggi è arrivata la decisione del giudice dell’udienza preliminare Chiara Valori che ha respinto la richiesta dei pm Scalas e Filippini. Secondo il giudice, dunque, Fontana non ha agito anteponendo interessi personali rispetto a quelli pubblici che avrebbe dovuto tutelare.
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