Partigiani come i repubblichini? L’Anpi dice no

Nell'assemblea congressuale cittadina l'invito a tutte le forze politiche a votare un docuemento nei consigli comunali per evitare l'equiparazione

La sezione ANPI di Gallarate, riunita in assemblea congressuale il 15 febbraio, udita la relazione del presidente, che ha illustrato i documenti del consiglio nazionale di Cervia del 15 e 16 novembre 2008 e del consiglio regionale della Lombardia del 29 novembre 2008, dopo ampio ed appassionato dibattito, durante il quale sono intervenuti anche i rappresentanti dei seguenti partiti e associazioni Marco Casillo (Pd), Giuseppe Maffioli (PdCI), Stefano Rizzi (Prc), Antonio Longo (Mfe), Cinzia Colombo (Sinistra per Gallarate), Adriana Scanferla, Giuseppe Gatti, Donato Rabacchin, Eros Barone e Rita Gaviraghi (Anpi Gallarate) ne approva i contenuti e si fa promotrice del seguente appello da inviare alla stampa locale ed ai consigli comunali:
 
L’ ANPI di Gallarate esprime la più profonda e sentita indignazione per la proposta di legge n° 1360 del 2008, avanzata dai parlamentari del centro-destra e non solo, circa la equiparazione dei repubblichini di Salò con i Partigiani che scelsero invece la lotta per la Liberazione dell’ Italia dal nemico invasore, a rischio della vita e con immensi sacrifici personali e familiari.
Questa proposta di legge, ammantata da una falsa volontà di riconciliazione nazionale, è sintomatica del clima che si respira nel Paese, aggravato dall’attuale compagine governativa che, con le recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio, relative alla natura della Costituzione, a suo dire figlia dell’influenza sovietica dell’epoca, introducono nella società italiana non pochi segni di inquietudine e preoccupazione, nonché di divisione.
L’ ANPI di Gallarate si fa promotrice presso i Consigli Comunali di Gallarate e limitrofi affinchè si proceda all’approvazione in essi di un Ordine del Giorno che condanni le volontà espresse nel DDL 1360/2008 che dica premesso che le scelte della politica non possono prescindere dai giudizi della storia e che la storia ha condannato il nazifascismo, esperienza ideologica e di governo che ha funestato l’Europa e precipitato l’umanità intera nel baratro del secondo conflitto mondiale, che si concluse con la sconfitta di quell’infame modello e con l’affermazione dei valori di pace, giustizia, democrazia e cooperazione internazionale, incarnati dalle Nazioni alleatesi per contrastarlo e dai movimenti di liberazione nazionale, come quello realizzatosi in Italia attraverso la Lotta partigiana e l’azione del CLN; preso atto che alla Camera dei Deputati è stata presentata una proposta di legge (d.d.l. n. 1360/2008) per l’Istituzione dell’Ordine del Tricolore da conferire a “a coloro che hanno prestato servizio militare, per almeno sei mesi, in zona di operazioni, anche a più riprese, nelle Forze armate italiane durante la guerra 1940-1945 e invalidi, o nelle formazioni armate partigiane o gappiste, regolarmente inquadrate nelle formazioni dipendenti dal Corpo volontari della libertà, ai combattenti della guerra 1940-1945, ai mutilati e invalidi della guerra 1940-1945 titolari di pensione di guerra e agli ex prigionieri o internati nei campi di concentramento o di prigionia, nonché ai combattenti nelle formazioni dell’esercito nazionale repubblicano durante il biennio 1943-1945”; considerato  che quanto previsto configurerebbe una parificazione di fatto fra i combattenti della Guerra di Liberazione e i militi della Repubblica Sociale Italiana; che le formazioni militari della Repubblica Sociale Italiana (GNR, Brigate Nere, X Mas, SS italiane, bande autonome come la “Muti”, la “Koch”, la “Carità” etc.) agirono al servizio dell’occupante tedesco, in funzione essenzialmente di repressione antipartigiana e di “guerra ai civili”, rendendosi responsabili di rastrellamenti, torture, fucilazioni, incendi di interi paesi, stragi di persone inermi, deportazione di cittadini italiani antifascisti e di fede ebraica nei campi di concentramento e sterminio tedeschi; tenuto conto altresì che il legittimo governo italiano, il 13 ottobre 1943, aveva dichiarato guerra alla Germania e che quindi la militanza nella RSI si configurava come un vero e proprio tradimento della Patria; che in nessun Paese europeo,occupato dai nazisti, sono previsti riconoscimenti od onorificenze per chi ha combattuto a sostegno dei cosiddetti governi collaborazionisti; che il 25 Aprile di ogni anno la Repubblica ed il popolo italiano celebrano la Festa della Liberazione per ricordare ed onorare tutti coloro che scelsero di combattere per liberare la Patria dall’occupante tedesco e contrastare il progetto nazifascista, e che con il loro sacrificio hanno consentito all’Italia di riconquistare la libertà e la democrazia e di riscattare la propria dignità di paese civile; respinge con fermezza il tentativo di equiparare tutte le parti in lotta nel nostro Paese dopo l’8 settembre 1943, perchè non deve essere fatta alcuna confusione fra carnefici e vittime, fra oppressori e combattenti per la libertà; ritiene il disegno di legge in oggetto scorretto sul piano del giudizio storico ed illegittimo su quello giuridico, in quanto la Repubblica Sociale Italiana non fu riconosciuta da nessun altro Stato se non dal Terzo Reich a cui era asservita; oltraggioso nei confronti di tutti gli Italiani che, schierandosi contro il nazifascismo, contribuirono all’affermazione dei principi dell’Antifascismo e della Resistenza, che stanno alla base della nostra Costituzione; impegna il Sindaco a farsi promotore, in sede locale e nazionale, di iniziative di protesta contro il disegno di legge n. 1360, invita i gruppi parlamentari a non approvare il suddetto disegno di legge; esprime
l’auspicio che il Presidente della Repubblica eserciti tutti i suoi poteri per non promulgare una legge che rappresenterebbe una vergogna per il nostro Paese.

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Pubblicato il 17 Febbraio 2009
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