“La democrazia funziona solo con la partecipazione”

Serata di spettacolo e cultura, con la Filarmonica Santa Cecilia di Sacconago ad "accompagnare" le risposte dell'ex magistrato Gherardo Colombo alle domande sulla giustizia dei ragazzi dei licei Candiani e Tosi

Serata eccezionale quella di venerdì al Teatro Manzoni di Busto Arsizio. Sul palcoscenico, un ex magistrato., alcuni studenti liceali e un’orchestra: strana combinazione per uno spettacolo "diverso", e molto speciale. L’uomo di legge era Gherardo Colombo, personaggio notissimo dall’epoca di Mani Pulite: lasciata la magistratura, da tre anni è impegnato a "insegnare" i principi del diritto, e della Costituzione che lo inquadra e guida, ai ragazzi delle scuole ma anche al pubblico adulto. L’orchestra era la Filarmonica Santa Cecilia di Sacconago, salutata da applausi a scena aperta, meritati. Con loro, e indispensabili perchè questo spettacolo, con la sua cornice di pubblico che riempiva platea e galleria fino quasi all’ultimo posto, i ragazzi del liceo artistico Candiani, due classi quarte guidate dalle prof Bonfanti e Longo, che hanno realizzato le decorazioni e gli scenari; e quelli dello scientifico Tosi, due classi quinte coordinate dalla prof.ssa Gallazzi, che hanno fatto da lettori di brani da leggi, Costituzione e scritti vari. Poi, le associazioni: le Missionarie Laiche e l’Anpi, che hanno materialmente contribuito all’organizzazione dell’evento. E i volontari del teatro, naturalmente.

"Giustizia in sei atti" era il titolo della serata, ispirata all’ultimo libro di Colombo, "Sulle regole" il cui meccanismo prevedeva brani musicali da parte della Santa Cecilia (dall’ouverture a "La forza del destino" di Verdi a "La forza della vita" di Paolo Vallesi, da "Another brick in the wall" dei Pink Floyd a "La libertà" del grande Giorgio Gaber), seguiti dall’intervento dei giovani "lettori" con una domanda da porre al magistrato, e questi a dare una risposta in stile di breve monologo teatrale di tono didattico, semplice, accessibile. Quasi da "grillo parlante" della democrazia di fronte ai tentati da Lucignoli vari, alzandosi da dietro l’orchestra. Primo e ultimo degli orchestrali: il suo strumento? La Costituzione. Risultato: insolito e ottimo, sotto il piano educativo, formativo, ma anche del puro spettacolo.
«La qualità della società dipende da noi» il commiato di Colombo. «Quando lo dico vedo facce tristi, come fosse cosa brutta che non dipenda da altri. Ma questi faranno i loro interessi, mai i nostri. Eppure, pensate a quanto possiamo fare. Quante utopie, credute tali, sono diventate vere? Quando si fa, anche l’impossibile diventa possibile». «Sono contentissimo della scelta fatta, di questi tre anni fra la gente, ragazzi e non» dirà poi brevemente ai giornalisti, «in particolare con i ragazzi si può fare molto, perchè hanno voglia di essere coinvolti».

-Giustizia in sei atti

Possono le regole essere da tutti accettate quando a disporle, comunque, è qualcun altro? «Quanto più si contribuisce a crearle, tanto più è probabile condividerle. Per questo si eleggono dei rappresentanti, ma non basta. Serve un accordo generale sui principi fondanti da cui non derogare mai: per questo nascono le Costituzioni».
Possono i cittadini non rispettare leggi reputate gravemente ingiuste?
«In qualche caso sì. Le leggi razziali, ad esempio, manifestamente non andavano applicate: ledevano la dignità umana. Attenzione, è lecito quando la legge non solo è lesiva della dignità, ma non c’è modo di cambiarla sollecitamente. Ma occorre responsabilità, essere pronti a rispondere di questo mancato rispetto. Gli obiettori di coscienza un tempo andavano in prigione: con il loro esempio, alla fine, si è abolito il servizio militare obbligatorio. Oggi la Corte Costituzionale vigila sulla conformità delle leggi: il nostro problema è che non sempre si rispetta il dettato costituzionale, laddove si dice che le persone sono tutte su uno stesso piano».
La partecipazione dei cittadini è garantita? Dal 1997 nessun referendum ha superato il quorum del 50%. E poi, a che serve? Sul nucleare, lo si vuole rilanciare, ventitré anni dopo il no.
«La democrazia non funziona se non vi si partecipa. Serve impegno. Senza l’impegno di tutti i cittadini la democrazia finisce, si passa alla monarchia di uno, magari scelto ogni cinque anni. I referendum non passano? Accade quando la gente preferisce il mare, o la partita. Sul nucleare, si può legiferare dopo i referendum; ed eventualmente, riproporre un nuovo referendum. La sovranità, che è del popolo, se non la si esercita, non la si ha».
Quali certezze per il futuro dei giovani quando di garantito c’è solo la precarietà? E questa non lede gli artt. 1 e 4 della Costituzione?
«Se lavoro ci fosse, se lo si trovasse facilmente, il precariato non sarebbe un gran problema» dice Colombo; «soprattutto se fosse pagato, come dovrebbe, più e non meno del lavoro garantito. Ci sono Paesi in cui il precariato non è così preoccupante: lì un impiego, una volta perso, lo si ritrova. Lì c’è senso della comunità, qui dell’interesse privato; lì si lavora in collaborazione con gli altri, qui a scapito degli altri». E come un filo elettrico fuori posto può causare un tilt, così una regola fuori posto può far danno.
È lecita la pena di morte, anche in caso dei più gravi reati?
«La nostra Costituzione la esclude. A confortare questa scelta anche le statistiche: negli Stati americani con la pena di morte ci sono più omicidi che in quelli abolizionisti. Il principio informatore è che tutti hanno eguale dignità e diritto alla vita: è stato stabilito guardandosi alle spalle e vedendo gli orrori prodotti da secoli di discriminazioni e disuguaglianze, fino all’Olocausto, alla guerra mondiale, alla bomba atomica. Si è detto: basta considerare le persone strumenti; no al basso istinto della vendetta. Vivere in armonia con gli altri è riconoscere in loro noi stessi e la nostra richiesta di diritti: primo, la vita.
Sempre più, non si accetta la sanzione per piccole violazioni, citando le soperchierie impunite ad alto livello. Come invertire la rotta?
La mentalità cambia. Il Beccaria scrisse "Dei delitti e delle pene" nel Settecento: fu osannato, torture, pene corporali e di morte furono aboliti da molti Stati. L’avesse scritto cent’anni prima, avrebbero abolito lui. Cos’era successo nel frattempo? Era cambiato il modo di pensare, quel che prima era "giusto", pene pubbliche, sadiche e crudeli, era diventato ingiusto. È la riprova che possiamo cambiare le cose. Se ci si comporta "a seconda di quel che fanno gli altri", allora "si copia". Per cambiare strada, bisogna "diventare grandi": crescere. Ma non tutti lo fanno. Magari sono già anziani, ma hanno ancora bisogno che qualcuno pensi per loro. Invece bisogna essere indipendenti, liberi, capaci di ragionamento autonomo».

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Pubblicato il 02 Ottobre 2010
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