Processo Uva, tutti assolti
Termina con un verdetto di assoluzione piena il processo per la morte di Giuseppe Uva. La decisione dopo 4 ore di camera di consiglio

Carabinieri e poliziotti sono innocenti, assolti per tutti i capi di imputazione. Termina con un verdetto di assoluzione piena il processo per la morte di Giuseppe Uva, l’operaio di 43 anni morto in ospedale a Varese il 14 giugno del 2008, dopo un Tso nella caserma dei carabinieri di Varese e il successivo trasferimento nel reparto di psichiatria, dove avvenne il decesso.
La corte d’assise, presieduta dalla giudice Vito Piglionica, aveva ascoltato in mattinata le ultime controrepliche da parte di accusa, parte civile, e delle difese. Dopo quattro ore di camera di consiglio è arrivata la decisione .I sei poliziotti e due carabinieri imputati erano accusati di omicidio preterintenzionale, abbandono di incapace, arresto illegale, abuso di autorità su arrestato. La corte li ha assolti per non aver commesso il fatto su tre capi di imputazione tra cui l’omicidio preterintenzionale. Mentre ha riqualificato l’arresto illegale in sequestro di persona e li ha comunque assolti.
Nel corso del processo, durato quasi due anni, sono stati ascoltati quasi cento testimoni: poliziotti, carabinieri, barellieri, medici, infermieri, familiari delle parti in causa. Sono decine inoltre le perizie di parte del tribunale realizzate nel corso dei sette anni di indagine. Le prove a carico degli imputati, tuttavia, durante il dibattimento sono apparse molto scarse: nessun segno di violenza sul corpo di Giuseppe Uva e nemmeno alcuna testimonianza emersa che potesse portare in maniera credibile a pensare che carabinieri o poliziotti lo avessero colpito duramente durante le quasi due ore passate nella caserma di Varese.

Inoltre la testimonianza di Alberto Biggiogero, l’amico che si trovava con Giuseppe quella notte, é apparsa segnata da notevoli contraddizioni, ma soprattutto caratterizzata dal fatto che l’uomo era sotto l’effetto di stupefacenti e alcol, e non si trovava nella stessa stanza dell’amico. I carabinieri non hanno mai negato che Giuseppe urlasse e fosse violento durante i minuti passati in quella stanza, ma hanno sempre sostenuto la tesi che Uva abbiamo avuto una crisi di nervi, terminata solo grazie all’intervento di un medico per il Tso, peraltro giunto in caserma dopo una ventina di minuti dall’arrivo di Giuseppe Uva. Il pm Daniela Borgonovo aveva già chiesto l’assoluzione per tutti gli imputati, la stessa conclusione a cui era giunto precedentemente il pm Felice Isnardi durante l’udienza preliminare; una richiesta tuttavia contraddetta dal gup che aveva invece ordinato il processo in corte d’assise.
Allo stesso risultato di oggi, cioè l’innocenza delle forze dell’ordine, era infine giunto anche il primo pm a cui era stata affidata l’inchiesta, Agostino Abate, contro cui la sorella della vittima Lucia Uva ha sempre condotto una vibrante polemica per i ritardi della prima inchiesta. Dopo la sentenza, Lucia Uva e i familiari della vittima hanno inscenato una protesta in aula.
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