Incastrato dalle impronte, l’assassino di “Ozzo” confessa
Si tratta di un 21enne residente a Cassano Magnago. Decisive le analisi del Ris su alcuni reperti trovati nella casa di Claudio Silvestri
Si chiama Emmanuel Djakoure, 21 anni, ivoriano, regolare, l’uomo fermato per l’omicidio del 41enne di Jerago con Orago, Claudio Silvestri. Il ragazzo, bloccato nella notte dai carabinieri, ha confessato il delitto durante l’interrogatorio avvenuto negli uffici della procura di Busto Arsizio.
LE IMPRONTE – Secondo quanto riferito dagli inquirenti, il primo sopralluogo effettuato dopo il delitto nella villetta di Jerago é stato fondamentale. La casa era completamente a soqquadro, ma un particolare ha destato l’attenzione dei carabinieri. Su una credenza era presente un segno rotondo di un vaso rimosso e il suppellettile era stato spostato in un lavandino. L’oggetto é stato inviato ai Ris di Parma e ha fornito delle impronte che ieri, a tempo di record, sono state associate e un ivoriano di Cassano Magnago.
INDAGINE LAMPO – L’uomo è stato localizzato a Lonate Pozzolo dove viveva da diversi mesi senza fissa dimora. Ha un padre putativo italiano, ma porta il cognome della madre. Il giovane aveva ottenuto il permesso di soggiorno attraverso una procedura di ricongiungimento familiare con la madre. I militari l’hanno fermato ieri sera e gli hanno trovato indosso e nell’abitazione dove era ospitato, parte del materiale sottratto il 5 agosto dalla casa della vittima. Aveva inoltre al polso l’orologio di Claudio Silvestri. In un borsone gli hanno trovato anche il telefono, la macchina fotografica di Silvestri e anche dei profumi che aveva rubato dalla camera da letto.
L’INCONTRO – Durante l’interrogatorio con il sostituto procuratore Nadia Alessandra Calcaterra ha confessato l’omicidio e ha ricostruito come ha conosciuto il Silvestri. I due si sono visti per la prima volta la sera stessa: l’incontro é avvenuto nei pressi della stazione ferroviaria di Gallarate. L’ivoriano ha raccontato che la vittima lo ha seguito in macchina e poi gli avrebbe chiesto una prestazione sessuale.
LA TRAPPOLA – Djakoure ha accettato di seguirlo a casa ed é salito in auto ma la sua intenzione era quella di effettuare una rapina senza accettare realmente il rapporto sessuale. Il racconto ha presentato alcune inconguerenze rispetto ai rilievi fatti ma l’ivoriano ha ammesso di aver aggredito Silvestri mentre questi si stava spogliando. Ha rubato monete da un salvadanaio, il cellulare, la macchina fotografica e i profumi. Poi é sceso al piano terra dove abitava la madre della vittima, ed é li che ha spostato un vaso in ceramica. L’uomo era già schedato: dai furti di biciclette era passato alle rapine vere e proprie fino al delitto dell’altra sera.
LA FUGA VERSO LA SVIZZERA – È fuggito a piedi e ha chiesto ospitalità a un amico di Lonate Pozzolo. Djakourè aveva intenzione di fuggire e riparare in Svizzera da un altro conoscente, ha infatti detto che questa mattina avrebbe preso il treno per passare il confine e nel borsone aveva già il passaporto.
I reperti inviati al Ris sono stati decisivi: le impronte sono state rinvenute in un vaso di ceramica riposto sopra una credenza nella cucina dell’appartamento della madre. Ma a Parma sono stati inviati anche molto altri reperti.
I PRECEDENTI – Djakoure ha un decreto penale di condanna e tre archiviazioni, un furto e un oltraggio, oltre ad una serie di furti per cui era stata già emessa la citazione diretta o in corso la conclusione indagini. I fatti più gravi risalgono al 30 aprile e al 2 giugno del 2016: in un caso ha rapinato 80 euro ad un ragazzo per strada e in un altro si era reso protagonista di una rapina impropria ai danni di un giovane a cui aveva sottratto il telefonino sul treno (in una prima versione avevamo riferito con una imprecisione dovuta alla confusione quanto detto velocemente dai magistrati in procura a Busto Arsizio, la vicenda del permesso di soggiorno dell’arrestato tuttavia, dopo attenta verifica, la preciseremo in un secondo articolo, ndr)
I REATI CONTESTATI – Al fermato sono stati contestati l’omicidio aggravato dalla circostanza della disabilità della vittima e di rapina aggravata.
L’uomo ha raccontato di averlo strozzato a mani nude ma dell’autopsia risulta, invece, che abbia usato una fascia di tessuto. Anche questa circostanza andrà chiarita.
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