“Non perdete la speranza, il domani può essere migliore”
La malattia improvvisa che toglie tutte le forze e la rinascita grazie al trapianto. Alessandra ci racconta la storia del padre Augusto per aiutare chi oggi sta soffrendo
Alessandra sa cosa vuol dire la paura e la disperazione. Ma sa anche che non bisogna mai smettere di lottare e sperare: alla fine, inaspettatamente, la vita torna a sorridere.
Lo ha imparato da suo padre Augusto, 61 anni, condannato da una patologia degenerativa nel 2014: « Era affetto da epatopatia cronica ereditata dalla madre – racconta Alessandra – Nel dicembre di quell’anno, tutto è precipitato e la malattia è diventata cirrosi al fegato. In poco tempo la vita di mio padre ne è stata stravolta. Ha iniziato a dimagrire, a stare male. Non aveva più forze. Ha dovuto lasciare il lavoro con il prepensionamento».
Inizia, per Augusto e la sua famiglia, il calvario della lista d’attesa di un trapianto: « Ci siamo rivolti all’ospedale di Niguarda. Prima sei mesi di attesa per esami e controlli. Quindi il suo nome è stato inserito nella lista. Era un caso difficile: lui è gruppo 0, compatibile, quindi, solo con chi è dello stesso gruppo. Dovevamo sperare in un miracolo: stesso gruppo ma anche corporatura adeguata».
Nonostante la situazione, Augusto non si perde d’animo, si sforza di continuare a vivere la sua vita: soprattutto vuole mantenere la forma fisica e inizia a camminare: lunghe passeggiata, anche di cinque chilometri.
Dopo cinque mesi, all’una di notte, squilla il telefono: « C’è un organo compatibile in arrivo da Udine. Si presenti subito in reparto per gli accertamenti»
Augusto con la moglie e la figlia, si precipitano a Milano. E inizia la lunga attesa: « Ci sono volute ben 15 ore prima di avere la conferma dell’intervento – racconta Alessandra – Momenti di grandissima ansia anche perché sai che può accadere di tutto. Il paziente prima di mio padre non sopravvisse».
Invece, il lunghissimo trapianto di fegato di Augusto, 15 ore di intervento, riesce alla perfezione: « Dopo due giorni mio padre era già seduto nel letto e al terzo giorno è stato trasferito in reparto. Qui ci è rimasto circa una settimana».
Il recupero di Augusto è stato sorprendente. Nel giro di poco tempo i suoi valori sono rientrati nella norma. Ora Augusto è tornato alla sua vita piena, certo dovrà prendere per sempre i farmaci salva vita, ma la sua quotidianità è scandita da un ritmo diverso: « Oggi ha compreso il valore della quotidianità. È tornato ai suoi hobby e alle sue passioni: il go kart, il trekking. Vive l’oggi con tutta l’intensità possibile».
La vittoria di Augusto è un esempio per chi, oggi, vive in attesa di quella chiamata: « So benissimo quanto sia snervante e deprimente questa attesa infinita che potrebbe non concludersi mai. Mio padre è stato molto fortunato, lo so. Non a tutti capita. Ma vorrei dire a quanti sono oggi in lista d’attesa di non perdere mai la speranza, la fiducia nel domani. Perché il domani può essere migliore».
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