«Vi racconto quei minuti di terrore nella galleria dell’A26»
Sergio Achini e sua moglie Anniva sono rimasti coinvolti nel tragico incidente di sabato 27 gennaio: dopo l'incubo, l'amarezza per un iter burocratico che si annuncia tortuoso e complicato
Partiti per andare al mare, finiti nell’incubo del gigantesco incidente di sabato 27 gennaio sulla A26, all’altezza della galleria Monacchi.
Tra le persone coinvolte nel maxi tamponamento a catena fra Ovada e Genova Prà, costato la vita ad un ragazzo di vent’anni, c’erano anche due varesini, Sergio Achini e Anniva Anzi, coniugi sessantenni partiti da Casciago e diretti a Ventimiglia.
Il racconto di quei momenti è drammatico e dopo una settimana c’è ancora la tensione, la paura, lo choc: «Abbiamo portato a casa la pelle e questa è la cosa più importante – racconta l’architetto Achini, professionista molto conosciuto a Varese e provincia -. Stavo viaggiando a velocità normale, intorno alle 10.20: quando sono entrato in galleria ho visto in lontananza dei lampeggianti arancioni; ho mollato subito l’acceleratore e schiacciato il freno, ma l’auto ha cominciato a pattinare e a sbandare. Sono riuscito ad evitare alcune macchine che già erano di traverso in mezzo alla carreggiata, ma sono finito contro un furgoncino, fortunatamente con un impatto non violentissimo. Subito dopo è arrivata un’altra macchina che mi ha colpito da dietro e ha girato la mia (una Toyota Land Cruiser, non proprio leggera…) buttandola in mezzo alla strada: con la coda dell’occhio ho visto un camion che arrivava alle nostre spalle, ho preso mia moglie e siamo scappati giù dall’auto al volo. Il camion fortunatamente si è fermato, ma dietro è stato un fiorire di botti e crash che ho ancora in testa. Siamo stati in galleria fino alle 17.30, poi in Polizia fino alle 19.30: un’odissea, ma siamo ancora qui».
La procura di Genova ha aperto un’indagine per omicidio colposo a carico di ignoti, ma per chi è rimasto coinvolto nell’incidente è cominciata un’altra maratona, quella delle assicurazioni e dei pareri legali: «A me e agli altri che si sono salvati, con cui sono in contatto, le assicurazioni hanno detto che si procede come per un maxi tamponamento “normale”, quindi ognuno ha una percentuale di responsabilità nell’incidente – continua Achini -. Per me è assurdo, credo non sia giusto che la società Autostrade per l’Italia che gestisce quel tratto non si prenda la responsabilità di quanto successo: chiaro che la parte più grande di colpa la deve avere il mezzo che ha perso il gasolio».
«Ci sono tracce dall’area di servizio Turchino Ovest, distante circa 10 km dalla galleria; pare che la segnalazione sia stata fatta subito, alle 10.07, ma non hanno mandato mezzi (il primo è arrivato alle 10.25, quando tutto era già successo) nè segnalato nulla sui cartelloni luminosi. Io e mia moglie ci siamo salvati, come la maggior parte delle persone coinvolte, per fortuna: ma un ragazzo è morto e ci sono feriti gravi – continua Achini -. Tanti si trovano con la macchina distrutta: la mia era vecchia e ho dovuto cambiarla, ma molti avevano macchine nuove che sono da buttare. Ci sono un po’ di cose “strane”, atteggiamenti che non mi piacciono: non vorrei che essendoci di mezzo Autostrade per l’Italia qualcuno preferisca evitare il conflitto o non cercare le reali responsabilità. Hanno detto che c’era il temporale e non è vero, le assicurazioni “suggeriscono” di modificare le versioni per “accomodarle”: io ho verbalizzato tutto con la Polizia e non cambio di una virgola ciò che ho dichiarato. Ah, mi hanno anche fatto pagare il pedaggio quando siamo usciti dall’autostrada col carro attrezzi per andare in officina…».
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Ci vorrebbero più Sergio Achini..