Tutta la storia delle accise e del prezzo della benzina

Spesso i politici hanno lanciato una battaglia per l'abolizione delle accise o di almeno una parte di esse ma non ci sono mai riusciti e c'è un motivo

prezzo benzina

In questi giorni il prezzo dei carburanti è salito alle stelle. Tutti stiamo facendo i conti con i prezzi alla pompa che sono aumentati di 30 centesimi al litro in pochi giorni. Ma come è strutturato il prezzo della benzina in Italia? Una questione che torna a far discutere, ogni volta che uno shock petrolifero colpisce le tasche dei cittadini.

C’è una sezione del sito del Ministero della Transizione Ecologica che spiega bene come è composto il prezzo finale alla pompa, aggiornato settimanalmente. Si scopre, così, che le accise hanno un ruolo determinante e che all’interno di questa voce vengono finanziate numerose misure economiche dei governi che si sono susseguiti negli anni.

Quanto costerebbe la benzina se non ci fossero le accise?

Attualmente le accise, per ogni litro di benzina, ammontano a 0,728 euro, 0,617 euro per il gasolio e 0,147 euro per il gpl. L’altra componente, variabile in base al prezzo, è l’Iva che è al 22% e al 7 marzo pesava per 0,35 euro per la benzina, 0,31 per il gasolio e 0,153 per il Gpl. Senza queste due componenti il prezzo del solo carburante sarebbe di 87 centesimi per la benzina, 88 per il gasolio e 55 centesimi per il Gpl.

A cosa servono le accise?

Intanto va specificato che l’accisa è composta a sua volta da due parti: una parte finanzia 19 voci del bilancio dello Stato e l’altra corrisponde all’imposta di fabbricazione sui carburanti.

Di seguito le diverse voci che hanno contribuito negli anni

– Guerra d’Etiopia del 1935-1936: 1,90 lire (0,000981 euro);
– Crisi di Suez del 1956: 14 lire (0,00723 euro);
– Disastro del Vajont del 1963: 10 lire (0,00516 euro);
– Alluvione di Firenze del 1966: 10 lire (0,00516 euro);
– Ricostruzione  terremoto del Belice del 1968: 10 lire (0,00516 euro);
– Terremoto del Friuli del 1976: 99 lire (0,0511 euro);
– Terremoto dell’Irpinia del 1980: 75 lire (0,0387 euro);
– Missione  guerra del Libano del 1982: 205 lire (0,106 euro);
– Missione guerra in Bosnia del 1995: 22 lire (0,0114 euro);
– Rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004: 0,02 euro;
– Acquisto di autobus ecologici nel 2005: 0,005 euro;
– Emergenza terremoto in Abruzzo del 2009: 0,0051 euro;
– Finanziamento cultura nel 2011: da 0,0071 a 0,0055 euro;
– Gestione immigrati dopo la crisi libica del 2011: 0,04 euro;
– Alluvione Liguria e Toscana del novembre 2011: 0,0089 euro;
– Decreto ‘Salva Italia’ del dicembre 2011: 0,082 euro (0,113 sul diesel);
– Emergenza terremoti dell’Emilia del 2012: 0,024 euro;
– ‘Bonus gestori’ e riduzione delle tasse ai terremotati dell’Abruzzo: 0,005 euro;
– Spese del ‘decreto Fare’ del 2014: 0,0024 euro.

Perchè non vengono abolite?

Nel 2018 il segretario della Lega Matteo Salvini aveva lanciato una battaglia per l’abolizione delle accise o di almeno una parte di esse ma poi, una volta al governo, non lo ha fatto. C’è un motivo. Dal 1995 le singole accise non esistono più: da aumenti straordinari sono diventate ordinarie e strutturali. L’accisa, quindi, è definita in modo unitario e il gettito derivante non finanzia specifiche attività del bilancio ma il suo complesso. In sostanza tutte le voci elencate non esistono più singolarmente anche se ad ogni emergenza quel prezzo unitario viene aumentato di qualche centesimo per finanziare interventi straordinari.

La tassa più iniqua di tutte

Si tratta della tassa più iniqua che abbiamo in Italia, insieme all’Iva, perchè viene pagata da tutti indistintamente allo stesso modo. Abolirla costringerebbe lo Stato ad aumentare altri tipi di tassazione e nessun governo, fino ad ora, ha avuto il coraggio di metterci mano.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Marzo 2022
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