
Varese
“La macchina zero” al Circolo di Belforte
A sessant’anni esatti dalla sua scomparsa, Ciaj Rocchi e Matteo Demonte raccontano la vicenda biografica e professionale del giovane MarioTchou

A sessant’anni esatti dalla sua scomparsa, Ciaj Rocchi e Matteo Demonte raccontano la vicenda biografica e professionale del giovane MarioTchou, l’ingegnere sino-italiano, che, insieme, a un piccolo gruppo di tecnici e scienziati ha dato vita al Laboratorio di Ricerche Elettroniche Olivetti e a una storia dell’informatica tutta italiana.
Figlio di diplomatici cinesi, nato e cresciuto a Roma, dopo gli studi classici al Tasso e gli studi di Ingegneria alla Sapienza, Mario Tchou era partito per l’America dove aveva ottenuto una cattedra alla Columbia University ed era diventato direttore del Marcellus Hartley Research Laboratory, uno dei più prestigiosi degli Stati Uniti. Era tornato in Italia su richiesta di Adriano Olivetti per cui aveva progettato il primo computer interamente realizzato con elementi a stato solido, i transistor.
Con uno stile iperrealistico e un approccio storico/scientifico rigoroso ,il duo Rocchi-Demonte ricostruisce non solo fattezze e ambienti dei protagonisti di questa avventura tecnologica, ma ne ritrova lo spirito, gli aneddoti, i personaggi-tra cui Ettore Sottsass, Enrico Fermi, Le Corbusier recupera una vicenda famigliare-quella di Mario-che affonda le sue radici nella Cina repubblicana, attraversa tutto il secondo Dopoguerra e arriva fino ai giorni nostri.
È una narrazione corale nata da un progetto condiviso con gli stessi protagonisti e i loro eredi-dalla famiglia Tchou agli scienziati che avevano fatto parte del suo dream team, fino all’archivio Sottsass-e che ha ricevuto il patrocinio di importanti realtà di rilevanza nazionale: l’Istituto per le Applicazioni del Calcolo «M.Picone» delCNR di Roma, l’Associazione italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico, l’Archivio Storico Olivetti e l’Associazione Pozzo di Miele che riunisce tutti gli ex dipendenti Olivetti e ditte satellite.
Un libro unico nel suo genere, un graphic novel che è anche un saggio illustrato su tecniche e brevetti made in Italy che pone al centro del dibattito il rapporto tra industria, scienza ed etica del lavoro mostrando, come già negli anni Sessanta, si parlasse di transizione digitale e di macchine a controllo numerico, sostenendo la necessità di dare lavoro ai giovani, gli unici capaci di collaborare “senza personalismi”.
Appuntamento sabato 9 aprile, alle 18.30 presso il Circolo di Belforte, in viale Belforte 165, a Varese.