Gallarate
Frank Gramuglia da Tik tok al Maga di Gallarate con “Lavorate voi”
Frank Gramuglia, autore e influencer che spopola sui social (soprattutto Instagram e Tik tok), presenterà il suo secondo romanzo al Maga di Gallarate
Federico ha una vita insoddisfacente, un lavoro che odia, pochi soldi, sesso occasionale più o meno scadente e una storia d’amore complicata, come molti altri trentenni.
Frank Gramuglia racconta la sua storia Lavorate voi (edito da Mondadori), un racconto cinico e oltraggioso in cui si ride, ci si emoziona e, a volte, capita di ripensare a ogni scelta sbagliata che abbiamo fatto solo per noia o per abitudine. L’autore e influencer di Garbagnate Milanese sarà ospite al Maga di Gallarate domani, mercoledì 4 maggio, alle 21: l’incontro rientra nel ciclo “Serate d’autore”.
Lavorate voi è il suo secondo romanzo, dopo Il taccuino della vergogna uscito nel 2019 (Mondadori): «Racconta di un alter ego che non ha voglia di lavorare, mentre tutti intorno a sé sgomitano per avere successo nella vita». Intorno ci sono anche una storia di amore e di poliamore, con tanto di riflessioni e risate.
Cinico e irriverente sia nella sua scrittura sia nei contenuti che crea sui social, Gramuglia si discosta molto dall’immagine che molti giovani talenti vogliono dare di sé: lo si può considerare un anti-eroe disilluso e amareggiato, che si sente immobile quando tutti gli altri sembrano muoversi sui binari giusti della vita. Impossibile non immedesimarsi in ciò che racconta, anche in maniera tagliente.
“Lavorate voi”
“Pensavo che vorrei scappare in Thailandia, farmi una skinny teen di quelle che si vedono su YouPorn, portarla a Las Vegas, videochiamare mia madre e dirle: ‘Ciao, mamma, questa è mia moglie’, solo per vedere la faccia che fa. Pensavo che trovare un pretesto per litigare prima di partire per un lungo viaggio può aiutarti a sentire meno la mancanza della persona da cui ti separi. Pensavo che, comunque, non avrei mai il coraggio di andarmene da qui. Pensavo a quanti pochi uomini rifiuterebbero le donne che chiamano ‘amiche’ se queste ultime gliela sbattessero esplicitamente in faccia. Pensavo che, quando ho poco tempo, mi piacerebbe entrare in camera e trovare Camille con i preliminari già fatti. Pensavo che se dovessimo fare la conta degli orgasmi ricevuti e procurati, Camille me ne dovrebbe un bel po’. Pensavo che disporre di molto denaro può facilitare i tradimenti. Pensavo che quando le persone ti piazzano lì una battuta, in realtà, spesso, stanno manifestando il loro vero pensiero. Pensavo che molte persone lavorano più tempo di quanto ne passino a dormire. Pensavo che ‘birra media’ è un’espressione che uso spesso. Pensavo al mio timore che Camille possa lasciarmi per andare con uno più ricco. Pensavo che quando bevi e ti droghi per parcheggiare fuori la realtà, lei si fa sempre più famelica e più affamata. Pensavo che i soldi forniscono libertà; ma per avere i soldi bisogna lavorare, e il lavoro toglie la libertà.”