“Free Free Palestine”, in piazza a Varese per la pace e contro Israele
La manifestazione ha visto sfilare per le vie del centro del capoluogo circa 300 persone secondo la valutazione della questura. Slogan in arabo e bandiere della Palestina
La falce e il martello assieme alla kefiah, il giornale “Lotta comunista” distribuito gomito a gomito coi volantini che mostrano l’espansione e dello stato d’Israele dal 1945 ad oggi, e i simboli di una sinistra d’antan che si fondono con le bandiere di Palestina, ma anche di Egitto e e Tunisia e del mondo arabo in generale: un mondo che con slogan cantati a tutta gola ha fatto sapere da che parte sta, e contro chi si schiera.
È il sapore di un pomeriggio in piazza a Varese dove i sostenitori dello stato palestinese – appunto la sinistra estrema e le comunità arabe, in particolare musulmane della città racchiuse sotto il timbro del “Comitato varesino per la Palestina“ – si sono dati appuntamento in piazza del Podestà per sfilare per Varese. Concentramento sotto slogan scritti su fogli, cartelloni e bandiere, una delle quali enorme, di un quattro metri per dieci coi colori della Palestina. Partenza in corso Matteotti, doppio giro dell’aiuola in piazza Montegrappa e poi il solito ring per le strade affollate del sabato pomeriggio fra le casette di legno stile villaggio alpino e il mercato bosino.
Gli slogan erano quelli di sempre, forti, contro lo stato di Israele, il sionismo, e l’imperialismo che secondo i manifestanti spicca nella politica della Stella di David e del suo Governo retto da Benjamin “Bibi” Netanyahu (a Roma un corteo analogo a quello di Varese ha totalizzato 15 mila presenze, dicono i media nazionali). Si è sentita qualche invocazione all’Intifada, alla «guerra dei sassi»; qualche «Allāhu akbar», l’espressione araba islamica di natura religiosa, e che è tristemente nota negli ultimi anni in Occidente poiché affiancata ad un uso terroristico del termine.
La manifestazione, sorvegliata da un minimo apparato di polizia in divisa affiancata da un contingente in borghese, è stata animata da slogan spesso in arabo, senza fumogeni e in maniera piuttosto composta ha visto la partecipazione nella sua fase iniziale fra le 100 e le 200 persone, poi nel corso del tragitto arrivate a circa 300 secondo i dati della questura.
Una manifestazione che arriva proprio all’indomani del blackout totale sceso su Gaza: niente luce, niente linea internet nelle ultime ore; per i manifestanti l’ennesimo crimine verso una popolazione civile chiamata a pagare un prezzo altissimo in termini di vite umane dopo i fatti del 7 ottobre scorso, quando nella sortita di militanti Hamas fuori dai confini di Gaza la morte di oltre mille cittadini israeliani, e il rapimento di centinaia di civili. Civili, come molti degli oltre 7 mila morti contati dalle autorità palestinesi nel corso di raid aerei degli ultimi 15 giorni: 3500, dice una fonte indipendente come Save The Children, sono i bambini.
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