Maggiordomo condannato a sette anni e sei mesi per violenza sessuale sulla figlia del padrone di casa
L’accusa aveva chiesto 9 anni per i fatti contestati ai danni di una ragazzina che aveva poco più di 10 anni. Il giudice applica come pene accessorie anche pesanti misure di sicurezza

Per il caso del maggiordomo accusato di violenza sessuale su minore è arrivato martedì 7 novembre il verdetto del Collegio di Varese, cioè la condanna a 7 anni e 6 mesi oltre al pagamento spese legali più risarcimento del danno alla parte civile di 15.000 euro per danni morali, rimandando ulteriore quantificazione in sede civile.
Inoltre il Collegio ha applicato le pene accessorie dell’interdizione perpetua agli uffici o servizi frequentati dai minori, oltre a interdizione perpetua dei pubblici uffici e interdizione legale per la durata della pena, applicando anche misure di sicurezza accessorie su luoghi frequentati da minori una volta scontata la pena.
I fatti riguardano quanto contestato ai danni di un “tuttofare” straniero (63 anni, Sri Lanka) che aveva preso servizio presso una lussuosa dimora sul lago di Lugano dove viveva la parte offesa, una ragazzina, figlia del padrone di casa. Secondo l’accusa il comportamento dell’uomo, accusato di aver pizzicato e toccato la minorenne e di averle mostrato alcuni filmati pornografici, era da ritenersi come un abuso sessuale su minore a tutti gli effetti.
Nel corso del processo sono stati sentiti i genitori della ragazza, in particolare il padre, che ha ricostruito non senza difficoltà ed emozione la temperie in cui si sarebbero svolti i fatti. Nel corso dell’ultima udienza la requisitoria del pubblico ministero è arrivato alla conclusione della colpevolezza dell’imputato chiedendo nove anni di condanna.
Secondo la difesa invece l’uomo non avrebbe abusato della ragazza, invocando quindi non solo le attenuanti generiche, ma anche una riqualificazione del reato con altra fattispecie penale, meno grave (in particolare la “violenza privata” e la “corruzione di minore” per i filmino). I fatti si riferiscono a diversi anni fa – quando la persona offesa aveva poco più di 10 anni – e l’azione penale venne attivata dal pubblico ministero nel 2019, per vincere l’udienza filtro dinanzi al Gup nel 2021 è arrivata a dibattimento cominciato l’anno successivo.
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