Nomine Rai, indiscrezioni e polemiche

Le nuove nomine sarebbero emerse nel corso di una riunione di maggioranza a casa Berlusconi: Mimun al Tg1 e Belpietro al TG2. L'opposizione: "indecente dimostrazione del conflitto di interessi"




Il ritorno in Rai di Clemente Mimun, alla guida della corazzata Tg1, il passaggio di Mauro Mazza a direttore della prima rete pubblica, forse anche l’ex direttore del Giornale Maurizio Belpietro alla direzione del Tg2: sarebbero queste le scelte principali delle nuove nomine Rai. Niente di certo, dal momento che  i nomi e le nomine non sono stati fatti in sede istituzionale, ma in una riunione privata nella residenza romana di Berlusconi, a Palazzo Grazioli.

Subito all’attacco l’opposizione, critica sul metodo della riunione informale adottato dalla maggioranza. Dopo l’intervento di Paolo Gentiloni è sceso in campo anche il segretario del Pd Franceschini: «Le scelte si fanno nel consiglio di amministrazione della Rai e non a casa del proprietario delle reti concorrenti. Non si parla di una torta da spartire, ma del sistema pubblico televisivo»

Le caselle da occupare sono tante, i movimenti ancora in corso. I cambiamenti più rilevanti sarebbero soprattutto quelli relativi alle direzioni di rete e dei Tg delle prime due reti, con il ritorno di Mimun e il possibile affacciarsi in Rai di Maurizio Belpietro. Nessuna nomina anticipata per la terza rete, probabile la conferma di Paolo Ruffini e del direttore della Tg3 Antonio Di Bella. Se la consuetudine vede la terza rete lontana da un controllo diretto da parte della maggioranza in carica, più attenzione è riservata invece alle redazioni dei Tg3 regionali, cui è particolarmente sensibile la Lega: è ormai data per scontata la nomina di Piero Vigorelli, che ha già ricoperto lo stesso ruolo quindici anni fa, ai tempi del primo governo Berlusconi. La Lega otterrebbe anche la garanzia sulla vicedirezione aziendale al leghista Antonio Marano, con la delega “pesante” per offerta e prodotto.

Al di là del significato delle (ancora ipotetiche) nomine, l’opposizione ha attaccato sul metodo, sottolineando l’inopportunità di un vertice privato che anticipa la discussione nelle sedi istituzionali. «Indecente dimostrazione del conflitto di interessi esistente» ha attaccato Paolo Gentiloni, anticipando il giudizio del segretario Franceschini. Più duro Di Pietro: «E’ l’ennesima ferita alla democrazia, il Pd deve svegliarsi». Il PdL nega: «nella riunione non ci è parlato di Rai» garantisce Italo Bocchino. Il premier non nega la riunione, ma i nomi fatti «I nomi che sono stati fatti non saranno assolutamente i nomi che emergeranno. Ci sarà invece una innovazione vera con nuovi nomi e facce più giovani».




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Pubblicato il 18 Aprile 2009
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