Formazione professionale: una scelta di qualità

Presentata una ricerca che fotografa l'andamento dei corsi triennali di qualifica per adolescenti. Circa il 20% gli abbandoni dopo il primo anno, mentre la media all'esame finale è stato di 73,69

La sede del CFP di VareseL’Assessorato alla Formazione Professionale e Istruzione della Provincia di Varese ha pubblicato in questi giorni la terza edizione della ricerca condotta sui percorsi triennali di qualifica per adolescenti effettuati negli Enti di Formazione del periodo dal 2007/08 al 2009/10. L’iniziativa si colloca all’interno delle tradizionali azioni di supporto al sistema delle Formazione Professionale da sempre svolte con particolare attenzione e costanza da parte della Provincia di Varese, unica a disporre di una serie storica continuativa (dal 1987 al 2009) di dati analitici riferiti alla condizione professionale degli allievi dei percorsi di formazione.

Nei due volumi della ricerca vengono analizzati sia la situazione dei percorsi in termini di caratteristiche degli allievi e dei relativi flussi sia gli esiti degli esami di qualifica svolti a giugno 2010. « Il lavoro che viene oggi presentato – dichiara l’Assessore alla partita Alessandro Bonfanti – ha caratteristiche di unicità a livello sia regionale che nazionale e l’impianto metodologico della ricerca è stato verificato e validato da uno dei massimi esperti in valutazione delle attività formative, il Dott. Alberto Vergani, docente alla Cattolica e Presidente della Associazione Italiana di Valutazione».

In breve sintesi, a fronte di 1.108 iscritti alle prime annualità nel 2007 (627 maschi e 481 femmine), 773 (maschi 428, femmine 345) allievi hanno conseguito l’attestato di qualifica, mentre 55 giovani con disabilità hanno comunque portato a termine positivamente il proprio percorso individualizzato nell’ambito delle attività triennali (in totale 828 “formati”). I gruppi classe sono stati 50, in 21 sedi di erogazione delle attività di 15 Enti diversi.

«La differenza tra iscritti iniziali ed allievi formati – prosegue l’Assessore Bonfanti – non deve essere letta in termini assoluti negativi. Anche se ovviamente la dispersione rappresenta una problematica rilevante a livello locale e nazionale, occorre valutare i dati tenendo conto dell’insieme delle situazioni esistenti. Ad esempio se al termine del primo anno manca all’appello il 19,6% degli allievi, che non hanno continuato il percorso intrapreso, occorre considerare anche coloro che hanno cambiato orientamento (iscrivendosi ad altro corso professionale o a scuola) ed i ripetenti, oltre che ai casi di diretto inserimento lavorativo attraverso l’Apprendistato, che rappresenta anch’esso un canale formativo: il valore degli abbandoni effettivi scende allora al 10,2%. In ogni caso, emerge che la continuità da parte degli allievi nei corsi attivati negli Enti di Formazione Professionale è superiore a quella riscontrata nei percorsi scolastici analoghi (con riferimento ai corsi, sempre triennali, dell’Istruzione Professionale)».

Emerge nel complesso come le situazioni di svantaggio (in particolare connesse alla disabilità) o di potenziale disagio o difficoltà (ad esempio precedenti ritardi scolastici, abbandono di scuole medie superiori, difficoltà di natura culturale soprattutto legate a differenze linguistiche) caratterizzino una percentuale elevata di allievi degli Enti di Formazione (con una media del 68,0%), in misura maggiore di quanto non accada a livello scolastico.

«La capacità di accoglimento e di accompagnamento verso risultati positivi – ricorda Bonfanti – ha da sempre caratterizzato l’attività delle Istituzioni Formative, sia pubbliche che private, che operano in provincia. Nei Centri di Formazione la presenza di allievi con disabilità (dato provinciale 2009/10) è del 15,6%; nella scuola dell’1,2%, con una concentrazione negli Istituti di Istruzione professionale (3,4% dei relativi iscritti). I risultati conseguiti agli esami, pur con alcune indubbie difficoltà sulle materie teoriche (in particolare la matematica, cruccio comunque comune a molte altre situazioni) dimostrano come gli Enti abbiano saputo portare a risultati apprezzabili anche gli allievi in situazioni di disagio, affrontando in maniera positiva le diverse ed eterogenee situazioni di difficoltà degli utenti».
Emerge infatti che, pur con differenze tra le singole materie e prove d’esame, le votazioni finali conseguite dalle varie tipologie di allievi sono decisamente omogenee; si riscontra pertanto come anche per le situazioni problematiche (connesse allo stato di nascita, agli insuccessi scolastici o formativi) sia stato possibile un consistente recupero da parte dei ragazzi in situazioni di svantaggio.

Oltre a consentire a tutti i soggetti competenti in tema di formazione professionale (quali in primo luogo la Provincia stessa, oltre che la Regione, le Associazioni di categoria) una visione complessiva della situazione dei percorsi e dei relativi allievi, scopo principale della ricerca è quello di mettere a disposizione degli Operatori (Enti e relativo personale) una serie dettagliata di elementi utili alla valutazione ed alla comparazione delle singole realtà, con il fine di tendere sempre ad un continuo miglioramento. In particolare, il secondo volume della ricerca è proprio incentrato sulla esposizione analitica dei dati relativi agli esami.

«La prova scritta multidisciplinare messa a punto dagli uffici regionali – prosegue l’Assessore – ha rappresentato per molti allievi un notevole ostacolo, soprattutto, come già detto, per la matematica; la difficoltà non ha riguardato solo gli studenti varesini, ma anche quelli di tutta la regione, anche gli allievi di istituzioni scolastiche ai quali sono stati somministrati questionari di analoga difficoltà a livello di monitoraggio. Senza ovviamente rinunciare alla “serietà” degli esami, sarebbe probabilmente opportuna una valutazione approfondita in merito ai livelli teorici attesi e a quelli effettivi rapportati alle attività ed alla loro utenza».

Le prove definite direttamente dagli Enti (il colloquio, con valore di valutazione complessiva, e la prova professionale, comunque sempre complessa) hanno consentito, pur senza esagerazioni di “manica larga”, di compensare la situazione del voto finale, in maniera più rispondente ai livelli di preparazione realisticamente attesi. Nel complesso, in centesimi, un voto medio di 62,84 allo scritto, 82,39 per la valutazione di laboratorio, 80,53 all’orale, a fronte di 71,79 dell’ammissione: la media finale è stata di 73,69.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Febbraio 2011
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