Reguzzoni: “Il Governo sblocchi il congelamento dei ristorni”

Il capogruppo della Lega Nord alla CVamera torna sulla questione legata ai frontalieri con un'interrogazione

reguzzoniIl Governo si adoperi per la rimozione della Svizzera dalla black list dei paradisi fiscali, e agisca per sbloccare i ristorni attualmente congelati dal Consiglio di Stato ticinese, in modo da tutelare i Comuni di confine”.Lo ha chiesto il capogruppo della Lega Nord alla Camera, Marco Reguzzoni, con un’interrogazione rivolta ai ministri dell’Economia e degli Esteri, dopo la conferma del congelamento del 50% dei ristorni dei frontalieri che il Canton Ticino avrebbe dovuto versare per intero allo Stato italiano nel giugno 2010.
È necessario che il Governo riapra le trattative con la Svizzera – ha dichiarato Reguzzoni – per sciogliere definitivamente il nodo dei ristorni. La soluzione deve essere trovata, a partire dalla rimozione della Svizzera dalla black list dei paradisi fiscali, per garantire ai Comuni di confine quei fondi che risultano indispensabili per i loro bilanci, e per tutelare gli oltre 51.000 lavoratori frontalieri che ogni giorno attraversano il confine”. “I rapporti fra Svizzera e Italia – ha ricordato il capogruppo leghista – relativi all’’imposizione dei lavoratori frontalieri e alla compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine’, sono regolati dall’Accordo concluso dai due Paesi il 3 ottobre 1974 (ed entrato in vigore il 27 marzo 1979) in base al quale, appunto, i salari, gli stipendi e i compensi dei lavoratori frontalieri sono imponibili nello Stato in cui sono prodotti. Quindi i Cantoni Grigioni, Vallese e Ticino, ogni anno, versano allo Stato italiano una quota del gettito delle imposte sui redditi pagate dai frontalieri, pari al 38,8 per cento. Tale accordo compensa le minori entrate ai Comuni di confine che derivano da chi lavora in Svizzera, ma usufruisce in Italia dei servizi pubblici e delle infrastrutture”.
I ristorni dell’anno 2010 – ha continuato Reguzzoni – sono stati tuttavia versati solo al 50%, mentre la parte restante (cifra che supera i 20 milioni di euro), è stata trattenuta dal Canton Ticino che ha chiesto la ripresa del dialogo sulla Convenzione di doppia imposizione fiscale tra Italia e Svizzera (materia che è comunque di competenza federale e non cantonale), la rimozione dalla black list, e sollevato anche la questione della “reciprocità” per i lavoratori che dai suddetti Cantoni, per quanto pochi in confronto agli italiani, si recano in Italia a lavorare. Ma non solo: dal mese di luglio 2011 infatti la politica ticinese, trasversalmente a tutti i partiti, ha chiesto una nuova negoziazione di questo accordo, ritenendolo obsoleto rispetto alle mutate condizioni sociali, economiche e politiche del 1974, e incoraggiando le autorità federali a un ribasso dell’aliquota di ristorno, oggi al 38,8%”. Uno dei nodi cruciali per risolvere la vicenda è dunque la rimozione della Svizzera dalla black list, per la quale la Lega Nord aveva presentato al precedente Governo una mozione apposita, a suo tempo valutata positivamente e approvata dalla Camera.
Questa situazione – ha proseguito Reguzzoni – penalizza gravemente il nostro territorio, perché le entrate derivanti dai ristorni rappresentano, per i Comuni di confine, una fonte di finanziamento fondamentale, e perché i frontalieri sono un’importante categoria di lavoratori che è nostro dovere difendere. In gioco c’è lo sviluppo di un territorio che abbraccia centinaia di Comuni nelle Province di Varese, Sondrio, Como, Lecco e Verbania”. Molto precise quindi le richieste di Reguzzoni, che nell’interrogazione ha chiesto “se il Governo intenda proseguire nell’indirizzo tracciato dal Governo precedente per la rimozione della Svizzera dalla lista nera dei paradisi fiscali; quali iniziative si intendano attuare per promuovere un tavolo di lavoro che consenta la discussione di tutti gli Accordi e le Convenzioni in materia fiscale; quali azioni diplomatiche il Governo intenda attuare nei confronti del Consiglio federale svizzero per sbloccare i ristorni attualmente congelati dal Consiglio di Stato ticinese (disattendendo un Accordo internazionale); quali iniziative il Governo intenda promuovere per tutelare i Comuni di frontiera e i lavoratori frontalieri; come il Governo intenda garantire ai Comuni e alle Comunità Montane di confine, in attesa della soluzione della vicenda, la compensazione delle minori entrate derivanti dal blocco dei ristorni operato”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Dicembre 2011
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