Corte dei Conti: “Tasse comunali mai così alte”
Le tasse comunali sono aumentate in media di 113 euro in 4 anni. La colpa i 40 miliardi di tagli dei trasferimenti statati, dicono i magistrati contabili
+22%. E’ questa la percentuale di aumento delle tasse comunali nel periodo compreso tra il 2011 e il 2014 secondo le rilevazioni della Corte dei Conti. In pratica, se nel 2011 i contribuenti pagavano alle amministrazioni locali 505 euro, nel giro di 4 anni la cifra è saltata a 618. Aumenti che sono stati determinati in misura preponderante dai tagli da parte dei trasferimenti statali che nel periodo compreso tra il 2008 e il 2015 hanno raggiunto complessivamente quota 40 miliardi.
GLI AUMENTI – I comuni per mantenere i servizi e non far schizzare le tariffe hanno agito sulle tasse locali, ma più su di così non si può andare dal momento che oggi, scrivono i magistrati contabili, si è arrivati “ai limiti delle compatibilità con le capacità locali”. E così, se nel 2011 i comuni complessivamente raccoglievano 30 miliardi e 646 milioni, l’anno scorso sono arrivati a chiederne ai cittadini più di 37,5. Più 22%, appunto.
TASSE LOCALI – Sul versante delle entrate “i ripetuti tagli – si legge nella relazione- sono all’origine degli aumenti generalizzati dei tributi immobiliari (ICI-IMU-TASI) i cui incassi sono passati dai 9,6 miliardi di euro circa (corrispondenti all’ICI 2011) a circa 15,3 miliardi di euro del 2014”. Il gettito della Tasi ha avuto di fatto “un effetto redistributivo gravando in consistente misura sulle prime case” e con i suoi 3,2 miliardi “ha supplito all’esenzione dell’imposta dell’Imu per l’abitazione principale”.
SPESA PER INVESTIMENTI – La Corte spiega poi che “marginale è stato il ruolo svolto dalle imposte che avrebbero dovuto stabilire una più stretta correlazione tra prelievo fiscale e beneficio reso” inserendo in questa categoria imposte come quelle di soggiorno. E sempre ininfluente è considerata “la politica del prelievo finalizzata allo sviluppo” dal momento che “la spesa diminuisce nei settori nei quali i vincoli di legge sono ineludibili” come quella “per il personale e per l’acquisto dei beni” mentre contemporaneamente “aumenta per le prestazioni di servizi”. Nel solo 2014 “l’analisi dei flussi in uscita mostra un ammontare complessivo pari a 84,15 miliardi, in lieve flessione rispetto al valore registrato per il 2013”.
RISPARMI – Ma se da un lato i soldi sono sempre meno, secondo la Corte dei Conti le strategie per rendere più efficiente la spesa non hanno ancora dato frutto. “Sotto un profilo più generale -scrive la Corte dei Conti- non sembra che dai più recenti interventi normativi derivi significativo impulso al progetto di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard, né a quello di attuazione delle Gestioni associate obbligatorie (GAO) per l’esercizio delle funzioni fondamentali, dal cui concretizzarsi dipende buona parte del recupero di efficienza e dei risparmi di spesa attesi per gli enti locali”.
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