Contraffazione: a Varese colpite più di 1.000 imprese

A livello nazionale, secondo l’ultima indagine di Confartigianato, dal 2008 al 2014 la “multinazionale del falso” è costata 88mila disoccupati in più e una perdita di 10 miliardi di euro di incassi delle imprese

contraffazione falsi

Il Pil (prodotto interno lordo) scende e i beni contraffatti salgono. Negli ultimi sette anni l’Italia si è impoverita, perché se il prodotto Interno Lordo è calato di 19,1 miliardi di euro, il valore dei 115mila prodotti falsi sequestrati dall’Agenzia delle Dogane e dalla Guardia di Finanza dal 2008 al 2014, è stato di 4,4 miliardi di euro. E a perdere, in questo giro di bufale, sono le imprese oneste. Proprio sulle aziende, il giro della concorrenza sleale cade come un macigno: in Italia operano 63mila imprese che danno lavoro a 189mila addetti, e un’impresa artigiana su cinque (il 19,8%) è potenzialmente danneggiata. La Cina è il principale paese di origine dei prodotti contraffatti con l’80,1% dei prodotti sequestrati, a cui si aggiunge un 8% proveniente da Hong Kong. (nella foto di archivio alcuni marchi contraffatti e sequestrati dalle forze dell’ordine)

PROVINCIA DI VARESE  E LOMBARDIA
La provincia di Varese non si distanzia molto dal trend nazionale: nel IV trimestre del 2015 1.105 aziende dell’artigianato sono esposte alla contraffazione su un totale di 5.086 imprese. Se entriamo nel dettaglio, vediamo che sul nostro territorio il business del falso colpisce 398 imprese del tessile, 383 dell’abbigliamento, 13 che lavorano articoli in pelliccia, 72 negli articoli in maglieria, 66 nel cuoio (borse, pelletteria e pellicce), 34 nelle calzature, 106 nei gioielli e preziosi, 14 nei giochi e giocattoli, 9 nei profumi e cosmetici e 10 nell’occhialeria e produzione di lenti. In Lombardia sono 9.874 le imprese esposte alla contraffazione su un totale di 57.953 aziende del manifatturiero artigiano.

PIÙ DI 88MILA POSTI DI LAVORO PERSI
La contraffazione si paga in posti di lavoro: chi non segue le regole e chi truffa, riduce irrimediabilmente l’occupazione. Secondo l’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese, infatti, dal 2008 al 2014 (i due cicli di recessione più forte) la perdita di occupazione è arrivata a 88.467 posti di lavoro e ad un mancato incasso, da parte delle aziende, di circa 10 miliardi di euro dovuti alle minori vendite. Una mina continua posta alle fondamenta del Made in Italy, perché la contraffazione non solo colpisce i manufatti ma anche i diritti di proprietà intellettuale su 1.096.978 marchi depositati dalle imprese italiane negli ultimi 15 anni e su tutto quello che è innovazione e design. La perdita di valore è preoccupante, perché dal 2003 al 2013 le domande di design all’UAMI (Ufficio per l’armonizzazione del mercato interno) sono state 103.245 e quelle di brevetto all’EPO (European Patent Office) sono 43.606.
In un anno, mediamente, si sequestrano 23.122.367 articoli di abbigliamento e accessori, calzature e occhiali al ritmo di 2.640 articoli all’ora. Una pressione, quella della contraffazione, che aggrava le già difficili condizioni congiunturali delle imprese attive nel manifatturiero diminuite, nell’ultimo anno, dell’1,4%.

CONTRAFFAZIONE ON LINE
E le imprese oneste soffrono anche per la contraffazione on-line che, in questi ultimi anni, ha visto triplicarsi la quota di sequestri di merci trasportate con corriere espresso e posta: dal 5,7% del 2010 siamo passati al 16,3% del 2014. I numeri sono giganti anche in questo caso: lo scorso anno, poco più di 8 milioni di persone dai 15 anni di età in su – il 27,2% degli utenti Internet – ha comprato merci e/o servizi per uso privato in rete. Dall’abbigliamento agli articoli sportivi, dai prodotti informatici alle attrezzature elettroniche. «Si tratta di un fenomeno criminale di dimensioni globali – dice Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese – che dobbiamo combattere con armi globali. La perdita di incassi da parte delle imprese è emorragica e non possiamo permettere che chi lavora onestamente, seguendo le leggi e le regole, sia sopraffatto dai soliti furbetti. L’azione congiunta, responsabile e tempestiva delle forze dell’ordine del nostro territorio deve essere sostenuta da un impegno e una responsabilità che deve coinvolgere tutti noi. L’azione repressiva deve essere accompagnata dall’informazione, dalla prevenzione e da iniziative legislative a tutela dell’origine, della tracciabilità e della qualità dei prodotti. Ma bisogna anche intensificare le attività di formazione alle imprese e ai consumatori sui danni provocati dalla contraffazione, sulla difesa della proprietà intellettuale e industriale, sulla tutela del made in Italy».

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Pubblicato il 21 Marzo 2016
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