700mila euro e un concorso di idee per salvare il Castello di Belforte

In tanti hanno partecipato alla serata in cui si è fatto il punto della situazione, partendo da un progetto di "riqualificazione light"

Dentro al castello di Belforte

Erano davvero in tanti – appassionati di storia, associazioni da anni interessate al castello, ma anche belfortesi che avevano memorie da raccontare –  all’incontro di martedì 29 maggio alle 21 alla Cooperativa di Biumo e Belforte dal titolo: “Il Castello di Belforte: qualcosa si muove”. Un evidente segno dell’interesse per quello che in troppi considerano “un rudere” all’entrata della città e invece è il simbolo di quanta poca stima abbia avuto Varese di sè stessa e della sua storia negli ultimi decenni.

Incontro per il Castello di belforte

La serata ha fatto il punto della situazione, discutendo dei possibili scenari futuri del castello, a partire da un progetto di “riqualificazione light” che potrebbe essere finanziato da un bando della Fondazione Cariplo, a cui – secondo quello che ha segnalato il sindaco Davide Galimberti nella serata – l’amministrazione intende partecipare inviando la domanda nella giornata seguente alla serata.

Per parlare di come valorizzare un importante patrimonio cittadino dimenticato, moderati dal consigliere comunale Fabrizio Mirabelli, c’erano il sindaco e ben due membri della giunta: l’assessore alla cultura Roberto Cecchi e l’assessore alle periferie Francesca Stazzi (al tavolo, perchè un quarto membro, l’assessore ai servizi sociali Roberto Molinari, ascoltava tra il pubblico) , ma anche un importante attore della possibile ristrutturazione: il soprintendente Luca Rinaldi. Considerata l’importanza del luogo, e lo stato in cui versa, spetterà infatti alla Soprintendenza “mettere i paletti” al progetto, che è stato pensato in più fasi, e per il quali verrebbero messi in campo circa 700mila euro cofinanziati tra comune e Fondazione Cariplo, 490 circa provenienti dal bando e 210 dalle casse comunali.

DA UN PROGETTO DELL’ARCHITETTO CAZZOLA ALLA FANTASIA NEL “RACCOGLIERE I DANARI”

«Se non ci fosse stata la presenza e la determinazione dell’architetto Cazzola forse non saremmo arrivati fino a qui, ma in realtà quello del castello di Belforte è stato nei pensieri dell’amministrazione comunale fin da subito» ha spiegato l’assessore alla cultura e turismo Roberto Cecchi, che nel suo imponente curriculum vanta parecchi “precedenti” nella conservazione e rinascita dei monumenti (E’ stato soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici a Venezia, direttore generale, segretario generale e sottosegretario di Stato del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha fatto parte del gruppo di lavoro per la conservazione del Padiglione Taihe Dian della Città Proibita di Pechino e di quello per il restauro della città di Bam, in Iran).

Per lui, non c’è dubbio: «Questa testimonianza ha un carattere monumentale. E’ un’edificio di importanza storica, per Varese come per l’Italia». Però “i danari”, come li ha chiamati lui, come al solito, non ci sono: «Così abbiamo pensato a questo: facciamo che gli stakeholders, quelli che si occupano di cultura e conservazione storica, collaborino con noi. L’anno scorso abbiamo cosi partecipato a un primo bando coinvolgendo tutti, dal Fai agli amici della Terra. E adesso procediamo col partecipare a un bando che è un incipit: certamente poi l’iter è lungo, non meno di tre anni».

Ma del resto: «Anche per il progetto stazioni è cominciato tutto cosi – ha precisato Davide Galimberti – Semplicemente partecipando a un bando e ottenendo i finanziamenti. Quindi abbiamo la speranza che anche in questo caso succeda lo stesso».

L’importante, infatti, è partire, perlomeno per mantenere in sicurezza un edificio che ha già subito importanti crolli, nell’indifferenza di gran parte della città: «Al castello di Belforte ha nuociuto che, oltre alla presenza della bella facciata del seicento, non ci siano grandi presenze storico artistiche all’interno – ha commentato il soprintendente Luca Rinaldi – La presenza di affreschi interni avrebbe aiutato l’opinione pubblica a persuadersi della sua importanza. E invece questo sostegno è un po’ mancato: la gente per un bel po’ l’ha considerato poco piu di un rudere. Poi ci sono state di mezzo anche le meccaniche della politica varesina: ora però è importante che l’amministrazione comunale si stia muovendo. C’è movimento e un po’ piu di voglia di investire in questa realtà. L’importante è cominciare, e una volta partiti sono certo che si coagulerà una piu grande parte della popolazione».

Incontro per il Castello di belforte

COSA PUO’ DIVENTARE IL CASTELLO

Il progetto messo a punto dall’amministrazione – purtroppo spiegato a voce e senza l’aiuto di slides, o almeno di foto dell’esistente, cosa che avrebbe aiutato un po’ di più la comprensione – è innanzitutto «Un’evoluzione dei progetti di Cazzola degli ultimi 20-25 anni» ha spiegato Cecchi, ed è stato presentato dall’architetto Ovidio Cazzola e dall’ingegner Massimo Propersi, del consiglio direttivo di Italia Nostra Varese.

Incontro per il Castello di belforte
al centro della foto, l’architetto Ovidio Cazzola

«Il castello di Belforte sostanzialmente è una struttura salvaguardata, almeno nella parte centrale – spiega Propersi – Per questo bisogna ringraziare un rifacimento di tetto degli inizi degli anni 90. La parte centrale sembrerebbe stabile, e il piano terra sotto le arcate meriterebbe di essere conservato così com’è: sarebbe bellissimo. Anche il primo piano è adattissimo a mostre di arte moderna, design, fotografia. Ma anche una fiera del verde, florovivaistica, o di antica tradizione agricola, nell’ambito del castello avrebbe la sua valorizzazione. Però anche le tradizioni popolari, potrebbero avere una loro casa nel castello: ritrovare le vecchie feste, o fare il teatro dei burattini. Nella zona delle corte degli orti, si potrebbe cerare un centro ristoro, con dei bagni. Insomma, l’idea è, con i primi lavori di messa in sicurezza, di far partire una miccia, per far incominciare ad utilizzare il monumento e da lì far crescere un discorso per una ristrutturazione di piu alto livello».

«Dal punto di vista storico, questo castello che ha avuto vicende che vanno ancora approfondite: come la storia del tunnel che dalla zona alta della collina scende verso il fiume olona, legato a chissà quale tipo di ruolo – ha spiegato Cazzola – E la sua struttura merita di essere messa in sicurezza al più presto: tre anni fa è crollata un intera ala, se si fosse intervenuto prima si sarebbe potuto spendere meno. In tempi più lunghi, il castello di Belforte potrebbe benissimo avere il ruolo di museo del Risorgimento, per il suo legame con la battaglia di Biumo: avrebbe un forte significato simbolico».

“PRIMUM VIVERE”. POI UN CONCORSO DI IDEE DEFINIRA’ LA DESTINAZIONE

Il bando però, è il punto di partenza, senza cui non si può progettare proprio un bel niente. E i 700mila euro garantiscono fondamentalmente, innanzitutto, la messa in sicurezza dell’edificio, e qualche miglioramento – una prima sistemazione interna dei locali, un area esterna all’edificio che fornisca i servizi essenziali – che permetta di far vivere al pubblico questa meraviglia dimenticata. Come ha detto l’assessore Cecchi: «Primum Vivere. La prima cosa da fare è metterlo in sicurezza, cosi che non crolli, e non si perda tutto il monumento. Il resto arriva dopo».

Quindi, i belfortesi – Ma anche tutti i varesini che hanno a cuore il monumento – devono, innanzitutto, incrociare le dita e sperare, insieme all’amministrazione, che il bando venga accettato. Cosa permetterà di fare al suo interno il contenitore cosi riqualificato, fa parte di un concorso di idee che verrà lanciato appena il bando sarà vinto: «Il concorso di idee è per definire la migliore attuazione del programma del progetto – spiega Daniele Cassinelli, direttore dei Musei Civici varesini – L’arco temporale, dall’approvazione del bando, è di due anni di lavori dall’approvazione del bando, mentre nel frattempo concorso di idee, e poi, nell’ultimo anno, la realizzazione degli eventi. Tutto considerato, ci sono le premesse per fare un bellissimo lavoro e ottenere il risultato».

“Salvate la Madonnina” e gli altri appelli per il Castello

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 30 Maggio 2018
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