Fronte compatto dei sindaci di Malpensa: “Ora basta, rispettate le procedure di decollo”

I primi cittadini denunciano il mancato rispetto degli accordi presi in passato per contenere i livelli di rumore e dichiarano superata una fase: "Siamo stati dialoganti, ma rivendichiamo il diritto alla qualità di vita"

Embraer ERJ-135

«Siamo stati dialoganti al massimo con l’aeroporto, che è una realtà importante dal punto di vista economico e occupazionale. Ma rivendichiamo il nostro diritto a vivere». I sindaci di Malpensa fanno fronte comune e in qualche modo segnano uno spartiacque: dalla fase del dialogo, a quella della fermezza, nel confronto con l’aeroporto.

Al centro c’è la questione del rumore degli aerei in decollo. È il livello più immediato dell’impatto di un aeroporto, al centro di uno scontro furibondo fin dagli anni Novanta, con contrapposizioni “incrociate” (quando, ad esempio, c’era un dualismo tra paesi e città della sponda lombarda e piemontese del Ticino). Poi è subentrata una fase di dialogo, che sembrava essere arrivata a un buon punto di equilibrio.

Peccato che gli accordi – denunciano i sindaci – non siano stati rispettati. E così oggi, tutti insieme, segnalano “negli ultimi mesi” un progressivo “peggioramento della qualità di vita dei propri residenti” dei Comuni della zona Nord, vale a dire Arsago Seprio, Casorate Sempione, Somma Lombardo. Legato “al sorvolo continuato dei centri abitati, a nostro giudizio, effettuato in difetto alle norme vigenti in materia di Navigazione Aerea“, come si legge nella missiva indirizzata «non tanto verso Sea quando verso Enac e Enav, responsabili per le procedure di decollo», dice Dimitri Cassani, sindaco di Casorate (qui il testo completo della lettera).

Somma Lombardo generiche

«Noi diciamo mancato rispetto, loro dicono di essere sempre in regola» riconosce Cassani. Tra i punti più contestati, già nei mesi scorsi, ci sono il rispetto effettivo dei “sentieri” individuati dalle rotte (che sono prefissati e dovrebbero evitare il più possibile le zone densamente abitate) e anche il decollo da inizio pista, che richiede un rullaggio più lungo (per portarsi fino in testa) ma dovrebbe assicurare che l’aereo si trovi a sorvolare gli abitati della zona Nord a una quota più alta. «Loro dicono di no, ma basta andare a guardare per vedere che la stragrande maggioranza degli aerei decolla da metà pista». E i piloti lo fanno – essendo le regole molto rigide – sulla base delle indicazioni che vengono dalle autorità aeroportuali.

«La cosa che ci fa più specie è che impegni presi a un tavolo ufficiale, con rappresentanze ufficiali, a tutt’oggi non sono stati rispettati» aggiunge Filippo Gesualdi, sindaco di Ferno, abitato nella zona Sud dello scalo, venuto a dare manforte agli altri colleghi sindaco. «Basterebbero piccole cose: il decollo da fondo pista, meno carico per ogni cargo. Migliorerebbe eccome la qualità» aggiunge Claudio Montagnoli, primo cittadino di Arsago Seprio, che non nasconde la sua amarezza per come si sono evolute le cose.

Quello dei carichi è un altro elemento: gli aeri più rumorosi (e in orari a volte delicati) sono infatti i grossi cargo, settore su cui Malpensa ha tassi di crescita significativi. Ovviamente, per le compagnie ridurre i carichi per ogni movimento ha un costo, ma da questo punto di vista i sindaci chiedono anche un confronto puntuale, senza alzare barricate verso l’aeroporto: «Abbiamo chiesto di esaminare, ad esempio, i dieci movimento più impattanti per valutare modifiche: abbiamo chiesto di entrare nel merito, ma non lo si è fatto» denuncia Stefano Bellaria, sindaco di Somma Lombardo. E una dinamica anche più ampia della sola questione del rumore: «Son passati otto mesi dal precedente confronto e scopriamo che non è ancora iniziato il percorso della Valutazione Ambientale Strategica».

“Abbiamo raggiunto la soglia massima di tolleranza”, dicono i sindaci nella lettera a Enac, Enav e Sea. E oltre a segnalare il disagio si dicono pronti a procedere anche su un altro terreno: «È mia intenzione dare mandato a un legale nominato dal Cuv di attivarsi per avere i dati della Torre di controllo» dice Cassani di Casorate. Cioè avere elementi certi. Visto che oggi si fa fatica ad avere risposte in tempi ragionevoli: «Dobbiamo fare gli screenshot di Flightradar, che poi ci dicono non essere pienamente affidabile» dice ancora Bellaria. «Secondo noi invece dovrebbe essere automatica la sanzione, dovrebbero essere le stesse autorità a verificare subito».

I sindaci sono ben convinti che sia «una battaglia difficile», visto che da vent’anni non si arriva a una soluzione stabile. «Ma non è impossibile: per noi è un atto dovuto verso i nostri cittadini». Sul tema del rumore, insomma, chiedono certezze sul rispetto delle regole. Mentre ancora c’è da decidere sulla IReSa, la tassa regionale sul rumore aeroportuale – sospesa dai tempi del dehubbing – che è tornata al centro del dibattito durante la scorsa campagna elettorale (l’ha tirata fuori dal cilindro Raffaele Cattaneo a Lonate Pozzolo). Certo, il gestore aeroportuale non è entusiasta della prospettiva di dover pagare, «ce l’ha detto anche Modiano». Ma gli spazi ci sarebbero, come dice Claudio Montagnoli: «In visita ad Arsago (per il millenario arnolfiano, ndr) il vicesindaco di Milano Scavuzzo mi ha corretto dicendo sui dividendi incassati dal Comune grazie a Sea: “abbiamo incassato solo 38 milioni di utili“». Gli utili vanno a Milano (in parte, poi ci sono altri azionisti), ma il disagio è sul territorio. Per questo si chiede il rispetto degli accordi già presi.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 19 Giugno 2018
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