I palazzi storici e la “tangente al quadrato” a Gallarate
Il capitolo dell'urbanistica gallaratese è centrale nell'inchiesta della Dda di Milano: una operazione spericolata, del gruppo di Nino Caianiello, per arrivare a demolire un pezzo del fronte di via Mazzini. Sfruttando come "strumento" il risarcimento per il processo sull'ex Maino
È stata definita «la tangente sulla tangente», la «tangente al quadrato» per dirla con le parole del procuratore della Dda Alessandra Dolci. È l’affaire-via Mazzini: una spericolata operazione in cui la sentenza contro Nino Caianiello per la corruzione sull’area ex Majno (oggi supermercato di via Ronchetti) si trasforma in uno strumento per incidere sul Piano di Governo del Territorio. Per cancellare due corti storiche e costruirci sopra.
Al centro ci sono da un lato Nino Caianiello (condannato in via definitiva nel 2017 per il caso-Esselunga e ora in carcere), dall’altra il suo grande accusatore, l’imprenditore Leonida Paggiaro, che doveva ricevere come risarcimento 250mila euro. Paggiaro avrebbe “rinunciato” al risarcimento nei suoi confronti: una tangente mascherata, per ottenere il via libera alle modifiche al Pgt sugli immobili di via Mazzini di proprietà della società Paso, intestata a sua moglie.
“Demolizione e ricostruzione non fedele ovvero fuori limiti di sagoma”: per dirla in modo bruto, abbattere i palazzi storici, costruire un condominio con lo spazio per i parcheggi davanti.
La vicenda era già stata trattata ai tempi del centrosinistra, quando a fine dell’anno 2014 la richiesta edilizia era stata negata dal Comune di Gallarate, per vincoli paesaggistici (in quel periodo la Commissione Paesaggio aveva introdotto criteri stringenti, come raccontavamo qui).
Nel gennaio 2018 la condanna di Caianiello offre un inatteso assist a Paggiaro : «Se io rinunciassi al risarcimento danni fissato con la sentenza definitiva, potrei ottenere l’inserimento del mio compendio immobiliare nel nuovo Pgt in fase di approvazione ed ottenere la concessione edilizia» propone Paggiaro al suo avvocato. Quel Pietro Romano che a luglio andrà a denunciare ai carabinieri di Saronno (fuori dalla zona di Gallarate) e poi in Procura.
Con l’avvio della seconda variante del Pgt, l’operazione entra a regime. Il 19 novembre Petrone e Caianiello si incontrano all’ “ambulatorio” (il bar che fa da base al gruppo, sulla circonvallazione di Gallarate) e discutono di via Mazzini. «Lì siccome noi abbiamo creato nei centri storici più flessibilità, la famosa norma generale, però non potevamo arrivare…» dice l’assessore all’urbanistica. «Perchè loro vogliono demolire e fare come quelli di fronte, una roba completamente nuova, quindi abbiamo creato una norma generale di maggiore flessibilità, se non gli basta son cazzi loro, fine!».
Gli stabili di via Mazzini occultati dal ponteggio posizionato nel 2017Secondo l’accusa l’operazione si sarebbe poi concretizzata con la mediazione di Piermichele Miano e dell’avvocato Stefano Besani, che secondo la Procura sarebbe “ideatore, promotore e redattore dell’accordo corruttivo” (a Caianiello, Petrone, Miano, Besani e Paggiaro viene contestato il reato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio). Secondo la Procura, si tratterebbe di “un accoglimento parziale delle richieste della proprietà, regolato da una norma a carattere generale da loro appositamente estesa a tutte le aree del centro storico, al fine di far apparire che si sta operando nell’interesse collettivo e non del singolo privato”. Per evitare di lasciare tracce.
L’assessore Alessandro Petrone, finito in carcere. Il sindaco Cassani gli ha revocato le deleghe nel primo pomeriggio di oggi, 7 maggioNel frattempo le corti di via Mazzini – danneggiate da una perdita d’acqua ormai anni fa, prima dell’avvio delle operazioni – rimane ancora oggi occultata da un ponteggio, posizionato perché la struttura era stata indicata come pericolante. Sulla carta però molto cambia: la Variante al Pgt (già approvata dl passaggio in consiglio comunale con l’eccezione dei soli “ferraziani” e in attesa dell’approvazione definitiva) modificherebbe appunto le norme, che consentirebbero di abbattere e ricostruire (una operazione urbanistica che era stata criticata solo sabato dall’opposizione di centrosinistra di Gallarate).
La carta di riferimento, al centro esatto le corti di via Mazzini: in azzurro i “prospetti da tutelare”, in viola quelli che possono essere toccati, anche con demolizione e ricostruzione. Si tratta della proposta nella Variante che l’amministrazione Cassani sta portando avanti. Nel Pgt in vigore dal 2015, l’intera via era tutelataIn questo senso sarebbe stato attivato anche Gianluca Quartesan, per “una più rapida definizione dell’iter della variante” da parte della commissione paesaggio – nominata dopo le elezioni 2016 – di cui Quartesan fa parte. Mentre la dirigente Marta Cundari, che pure in altri punti appare recalcitrante, sarebbe stata coinvolta per guidare la procedura di gara per l’affidamento della redazione della Seconda variante al Piano di Governo del Territorio. A carico di Quartesan e Cundari c’è solo l’ipotesi di abuso d’ufficio e sono stati sottoposti per questo a una misura cautelare meno stringente, l’obbligo di firma.
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