Addio a Vittorio Seghezzi, campione di ciclismo e partigiano

Tra gli ultimi testimoni del periodo d'oro del ciclismo, aveva attraversato anche la grande storia. Dalla Resistenza a quel famoso Tour de France del 1948. Sabato il funerale a Castelletto

Generico 2018

Una vita passata in sella, quella di Vittorio Seghezzi, grande ciclista a cavallo tra gli anni ’40 e ’50, spentosi venerdì 25 ottobre, all’età di 95 anni.

Nato a Romano di Lombardia nel 1924, Seghezzi si era recentemente trasferito a Castelletto Ticino dove ha trascorso gli ultimi anni accanto alla famiglia.

«Sfortunatamente sono l’ultimo rimasto di un’epoca» disse lo scorso maggio a Taino, in occasione di una gara ciclistica under23 riferendosi al rapporto con Gino Bartali, suo maestro, e con Fausto Coppi, amico ma rivale di sella. «Quando sarà il mio turno, in cielo farò una grande pernacchia a chi mi batteva sempre al rettilineo finale». Una frase che testimonia il grande, ma positivo, agonismo di Seghezzi e attraverso la quale il ciclista ha voluto onorare fino all’ultimo il suo famoso motto da corridore: “Ho il diavolo in corpo!”

« Eri con Bartali e gli altri italiani, nel 1948, quando Gino vinse il Tour» ricorda il giornalista sportivo Lorenzo Franzetti, in un commovente saluto affidato ai social network. «Eri presente quando gli emissari del governo italiano arrivarono in carovana a chiedere al tuo capitano di fare di tutto per vincere, per stemperare la tensione che in Italia era alle stelle, dopo l’attentato a Togliatti. Sei stato testimone e protagonista di un ciclismo meraviglioso, eri tra i più allegri e canterini, sapevi far sorridere i tuoi compagni di squadra».

E proprio come Bartali, anche Seghezzi si impegnò nella lotta contro il fascismo. Arruolatosi come staffetta partigiana, nel 1945 era presente a Dongo quando Mussolini fu catturato e ucciso. E’ stato davvero l’ultimo testimone di un momento storico che difficilmente sarà dimenticato e che segnò l’Italia.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 27 Ottobre 2019
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.