Una lapide per ricordare le vittime sul lavoro

Scoperta una lapide in sasso per rendere omaggio alle 24 persone decedute negli ultimi 80 anni a Castellanza

targa in memoria vittime sul lavoro

Una lapide in pietra riportante la scritta “Città di Castellanza” e sotto “In memoria di tutte le vittime degli incidenti sul lavoro” con un disegno inciso che richiama nello sfondo il profilo delle fabbriche e in primo piano i lavoratori. Sotto alla lapide una lastra in plexiglass su cui sono riportati i 24 nomi delle vittime.

È quanto ha inaugurato venerdì 1 novembre l’amministrazione comunale di Castellanza per ricordare le vittime degli incidenti sul lavoro.

Nella giornata delle celebrazioni del IV Novembre, infatti, al Cimitero di Castellanza, dopo l’omaggio alle tombe e preghiera alla Cappella dei Caduti è stata scoperta la nuova lapide in memoria di tutte le vittime degli incidenti sul lavoro.

Si tratta di un’iniziativa fortemente voluta dall’Amministrazione Comunale di Castellanza che, grazie alla collaborazione dei Sindacati e dei parenti delle vittime, è riuscita a risalire ai nomi di 24 persone decedute negli ultimi 80 anni a Castellanza.

«Castellanza è stata per anni una città industriale – ha spiegato il Sindaco Mirella Cerini – Migliaia di lavoratori e lavoratrici hanno speso la loro vita con fatica e sudore nelle nostre fabbriche chimiche, tessili e meccaniche per mantenere se stessi e le proprie famiglie.
Purtroppo, alcuni di essi sono rimasti feriti o vittime di incidenti sul posto di lavoro. Noi intendiamo toglierli dall’oblio e ricordarli alla cittadinanza. E’ nostra intenzione ricordare tutte le vittime del lavori castellanzesi o morte nelle fabbriche di Castellanza con questa cerimonia con la quale abbiamo scoperto e benedetto una lapide e una lastra con i nomi delle vittime.
Abbiamo voluto in questo modo ricordare anche a Castellanza la 69’ Giornata Nazionale delle Vittime di Incidenti sul Lavoro, manifestazione che si tiene ogni anno nel mese di ottobre a cura dell’ANMIL (Associazione Nazionale fra i Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro), sotto l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica».

Tanta emozione e lacrime alla sentita cerimonia, oltre al Sindaco Mirella Cerini e alle Autorità civili, militari e religiose, sono intervenuti i parenti delle vittime alcuni dei quali hanno portato un commosso ricordo delle persone e dei fatti, i sindacati, il Centro Salute del Lavoro di Castellanza, l’ANMIL (Associazione Nazionale fra i Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) della Provincia di Varese con il suo Presidente Antonio Di Bella, il Prof. Ing. Fabio Conti dell’ Università degli Studi delliInsubria.

«L’incidente più tragico di cui abbiamo trovato varie testimonianze è lo scoppio alla Montecatini del 4 novembre 1943. Alle 14 di quel giorno si sentì una fortissima detonazione proveniente dal reparto saldatura, venivano portati via a braccia 3 cadaveri e altri 8 feriti venivano portati all’ospedale di Busto. La sera stessa decedevano altre 3 persone e altre 2 successivamente, in totale i morti furono 8 di cui 2 avevano solo 14 anni. La causa venne attribuita a una bombola dell’ossigeno che era stata ricondizionata e venne anche intentato un processo a carico del manutentore della ditta che aveva fornito la bombola – ha detto l’assessore Claudio Caldiroli che ha seguito la fase di ricostruzione delle storie. Ecco alcune di queste storie e di questi nomi, ma come Amministrazione continueremo a raccoglierne altre, consapevoli che ci sono ancora fatti tragici da raccontare”.

Ezio Moroni (4/11/43)
“Alla nipote Ezia dobbiamo l’idea della commemorazione, un sabato di 
gennaio è venuta al ricevimento del sindaco con un piccolo ritaglio di giornale chiedendo aiuto per trovare qualche informazioni sull’ incidente che aveva coinvolto Ezio che aveva solo 14 anni “- hanno spiegato il Sindaco e Caldiroli- Suo padre era militare e non seppe cosa era successo al fratello se non al ritorno e volle chiamare la figlia Ezia in suo ricordo.

Rogora Giuseppe (4/11/43) –
La figlia Wilma quando ha saputo della nostra iniziativa ci ha chiamato 
quasi ogni settimana per avere informazioni e sapere dell’iniziativa di commemorazione. Anche la figlia adottiva Santina Vignati ci ha chiamato per ricordare Giuseppe.

Giacomo Moroni (4/11/43)
Giovanni Graifembergh nipote di Giacomo ci ha raccontato della sua
anziana madre che conserva ancora un ciondolo d’argento a cui è molto affezionata, un piccolo gioiello che aveva fatto con le sue mani Giacomo saldatore specializzato della Montecatini

Mario Porro (15/11/43)
la nipote Maria Grazia Colombo ci ha scritto chiedendo informazioni
sull’incidente perché sua mamma raccontava della morte del fratello in ospedale per un incidente sul lavoro

Carlo Radaelli (morto 24/2/1972)
era un giovane dell’oratorio Sacro Cuore; fu avvolto dalle fiamme
mentre lavorava in una industria che lavorava la plastica e mori per le ustioni dopo vari mesi tra atroci sofferenze, i suoi amici e il sacerdote dell’oratorio andarono più volte a trovarlo in ospedale

Ennio Sgrafetto (morto 3/1/1967) operaio della Pomini, è ancora viva sua moglie che oggi ha 92 anni, rimase vedova a 39 anni con un bambino di 10 da crescere.

Severino Testa (morto 8/2/1981)
il figlio Giovanni ci ha raccontato della morte del padre, pompiere
del Cotonificio Cantoni per una caduta una domenica mattina. Morte misteriosa che cercarono in tutti i modi di far passare per infarto o un malore e non per un incidente sul lavoro.

Borsani Giuseppe (morto 8/8/1988)
un ragazzo di 18 anni che lavorava da 20 giorni con un 
contratto di “formazione-lavoro” è stato investito da un trattore elettrico

Alberto Maffini (morto il 1 maggio 1991)
caporeparto della Pomini rimane impigliato da una 
macchina e muore atrocemente dopo alcuni giorni di agonia, ancora oggi molti ex dipendenti della Pomini hanno il ricordo di quel tragico episodio.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Novembre 2019
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