In ricordo di don Giorgio Marelli

Il parroco recentemente scomparso guida spirituale per Alessandro Franzetti

Avarie

RICORDO DI DON GIORGIO MARELLI

Don Giorgio Marelli è stato per me una guida spirituale, una presenza costante nel mio cammino di fede, un amico e un grande punto di riferimento.

Lo conobbi quando, dopo 30 anni di parroco a Induno Olona, arrivò nella mia parrocchia di Luino nel 2009, come rettore del Santuario del Carmine.

Subito mi accorsi della persona speciale che era: un uomo dotato di grande finezza intellettuale, arguzia, profondità d’animo ma anche capace di spunti ironici.

Le mie conoscenze indunesi mi avevano detto quanto fossimo fortunati ad averlo ora noi a Luino.

Don Marelli prese il posto come rettore del Carmine di don Paolo Ferrario, altro grande uomo di Dio che ho conosciuto molto bene.

Nel 2010, quando mi candidai come consigliere comunale della mia città, feci visita a don Giorgio per chiedergli consigli su come muovermi, qualora eletto, essendo io un cattolico impegnato in politica.

Le sue intuzioni sono state per me fonte d’ispirazione per il mandato e spesso tornavo da lui per consigli e suggerimenti.

Il Carmine è sempre stata la mia Chiesa preferita di Luino, sono molto devoto alla Madonna e da sempre frequento la messa lì in settimana alle 9.

Durante queste messe feriali don Giorgio ci illuminava con omelie dall’alto valore teologico, basata sulla sua profonda conoscenza delle Scritture e posso dire che il suo era un vero “catechismo della Parola”.

Ho imparato, da cattolico adulto quale sono, a scegliere le messe coi preti che mi trasmettono meglio concetti profondi, e tra questi vi era don Giorgio oltre che don Sergio.

Un giorno don Giorgio mi regalò un libro sulla figura di Paolo VI, che da arcivescovo lo aveva ordinato e da lì iniziai a scoprire questa figura di grande pastore e teologo, che ora reputo il più grande papa del ‘900.

Don Giorgio citava in ogni messa San Paolo VI, lo amava profondamente e ne era affascinato.

La presenza costante di don Giorgio al Carmine ha permesso a molti di confessarsi da lui e di essere diretti spiritualmente.

Un giorno gli dissi: “ma lei è un canonico, vero?” e lui: “si, ma non dirlo a nessuno”…non si era mai vantato con nessuno di avere questo importante titolo ecclesiastico essendo stato parroco in Valceresio e qui eravamo in pochi a saperlo, lui era per tutti semplicemente don Giorgio.

Don Giorgio sapeva tutto di me, le mie poche qualità, i miei tanti difetti e il grosso tarlo che ho e mi diceva sempre di pregare per la mia (e sua) conversione.

Il giorno più bello con lui fu nel 2016 quando andammo a pranzo da mons. Luigi Stucchi a Villa Cagnola con alcuni preti del decanato: fu una giornata memorabile.

Don Giorgio era molto legato a mons. Stucchi, che lo ha ricordato con bellissime parole al funerale.

Sapeva smussare le angolazioni più rudi del mio carattere e mi infondeva un gran senso di pace e serenità.

Era un vero uomo di Dio, sempre disponibile ad aiutare il prossimo e a farsi prossimo.

L’ultima volta che l’ho visto a Villa Fonteviva l’ho trovato provato dalla malattia, ma pronto a consegnarsi tra le braccia del Padre.

Se ne va un grande uomo e un grande prete, ma sono sicuro che da lassù ci guarda e ci protegge, e noi qui siamo in tanti a ricordarlo e ad avergli voluto bene.

Alessandro Franzetti

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 02 Dicembre 2019
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