“La didattica a distanza è complicata e stancante: ma è possibile”
Vincenzo Mita, dirigente del Don Milani polo provinciale della Didattica digitale, fa un bilancio di questi mesi di lezioni on line e di un modello che ha salvato l'anno scolastico
« L’obiettivo principale è stato quello di non abbandonare i ragazzi. E credo che oggi possiamo essere soddisfatti del lavoro svolto».
Vincenzo Mita, preside dell’Istituto Don Milani di Tradate, è anche il dirigente del polo provinciale della Scuola digitale.
Da anni coordina le attività di implementazione e formazione legate alle tecnologie applicate alla didattica. Nel settembre del 2018 organizzò Varese Futura, la manifestazione itinerante del Miur proprio dedicata alla Scuola digitale.
« Se non avessimo lavorato in questi anni su formazione e piattaforme – assicura il dirigente Mita – questi mesi sarebbero stati davvero rovinosi, senza la possibilità di avvicinare i ragazzi, far loro sentire la nostra presenza e il supporto. Alla fine, il mandato primario che aveva la scuola era quello di gestire al meglio i tempi dei nostri alunni, non abbandonarli, dar loro occasioni e opportunità. Ci sarà stato sicuramente chi non ha colto l’offerta, chi si è assentato. Ma il bilancio è davvero positivo. Non solo secondo me, ma che per tutti i miei docenti».
La scuola si è dovuta reinventare presto: le piattaforme digitali e programmi già rodati si sono trasformati in quotidianità e non in eccezione: « Al Don Milani, per esempio, i professori hanno lavorato per offrire contenuti coinvolgenti, spunti di lavoro, di riflessione. È chiaro che i laboratori ne hanno risentito, ma non tutti: ho in mente quello di grafica, dove gli studenti lavorano comunque al computer».
Le classi hanno potuto portare avanti esperienze : « Non stiamo parlando di programmi e lezioni tradizionali, ma un modo diverso di educare, dove sono emerse competenze parallele e nuove conoscenze. Lavorare con la “DaD” è stancante ma i risultati ci sono e dobbiamo ringraziare l’Ufficio sesto del Ministero che ha dato le linee guida e condotto tutto il corpo docente verso questa modalità didattica alternativa. Che è e rimarrà, comunque, diversa dalla scuola che è soprattutto contatto: noi italiani siamo un popolo espansivo, che ha bisogno di fisicità. Ma per affrontare l’emergenza, siamo stati capaci di reinventarci: magari non 4 ore di videolezione filate, ma attività da soli, di gruppo, con materiali scaricabili. L’innovazione c’è stata».
Innovazione anche grazie a uno sforzo economico per l’acquisto di device: « Io stesso sono stato a scuola per distribuire strumenti tecnologici. Non tutte le famiglie avevano computer o tablet per tutti».
Il futuro, però, rimane ancora un’incognita: « Sono preoccupato, non lo nego. Sono convinto che la comunità scolastica saprà reagire con flessibilità e professionalità a ogni sfida: in questo momento, però, non abbiamo direttive. Ci attendiamo che arrivino protocolli che definiscano i percorsi. Tutta l’esperienza che abbiamo accumulato in questi mesi, comunque, non verrà dispersa. Non è un anno falsato: certo, la didattica a distanza non è sovrapponibile a quella che fai in presenza. Il rapporto umano è fondamentale: ma in questi mesi ci siamo stati. Abbiamo affrontato l’emergenza e l’abbiamo superata in modo che definirei eccellente, accrescendo la nostra cultura digitale. Abbiamo capito che è difficile, impegnativa, ma non impossibile».
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