Mensa dei Poveri, il Gup rinvia la decisione per unificare i filoni dell’inchiesta
Ai 75 per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio si aggiungeranno anche gli 11 per i quali è stato rigettato il patteggiamento nei mesi scorsi. L'indagine non è ancora conclusa

L’udienza di questa mattina per i 75 indagati del troncone principale dell’inchiesta Mensa dei Poveri è stata rinviata al 25 maggio. L’obiettivo è quello di unire in un unico processo anche gli 11 indagati per i quali è stato rigettato il patteggiamento dal giudice Raffaella Mascarino nei mesi scorsi.
Per questi ultimi, tra i quali ci sono i principali protagonisti del sistema di tangenti in cambio di incarichi che ha fatto crollare l’apparato politico dominato da Nino Caianiello in provincia di Varese, il pubblico ministero Luigi Furno ha già disposto la chiusura indagini e si appresta a chiederne nuovamente il rinvio a giudizio.
L’obiettivo, dunque, è quello di arrivare al 25 maggio con tutti e 86 i coinvolti nella maxi inchiesta che mise in luce due sistemi criminali nei quali il politico gallaratese era il vertice insieme ad Alberto Bilardo e ai suoi fedelissimi nella giunta gallaratese come Alessandro Petrone, il deputato forzista Diego Sozzani, l’imprenditore edile Daniele D’Alfonso, l’ex-consigliere regionale di Forza Italia Pietro Tatarella, l’eurodeputata Lara Comi e una lunga serie di personaggi del sottobosco politico locale, imprenditori, professionisti che formavano la corte del mullah Caianiello.
Proprio le parole di Caianiello, che da mesi collabora con la Procura di Milano, stanno ancora riempendo i verbali con pagine e pagine di circostanze, personaggi, accordi corruttivi che il pool milanese di magistrati sta analizzando e passando al setaccio. Da tempo si attende che tutti gli omissis dei quali sono stati infarciti i verbali di Caianiello vengano svelati dagli investigatori.
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