Il parto senza dolore è realtà anche a Busto
Da febbraio, nel reparto di ostetricia del dottor Paolo Beretta è possibile il parto in analgesia. Avviata anche la raccolta di staminali da cordone ombelicale per scopi solidaristici
Un’iniezione e non si soffre più. Anche a Busto Arsizio, dal febbraio scorso, è possibile il parto in analgesia, l’opportunità data alle madri partorienti di limitare il dolore mantenendo, nel contempo, identico tenore fisico e motorio. Un’innovazione da tempo inseguita dal primario di ginecologia Paolo Beretta arrivato tre anni fa in quel di Busto. Dopo una sperimentazione di 6 mesi, nel corso dei quali è stata offerta a gravide allo stremo delle forze, da due mesi l’equipe medica è assistita ventinquattr’ore su ventiquattro, sette giorni su sette da uno dei 21 anestesisti di presidio: « Il parto in analgesia diminuisce il dolore, mantiene la dinamicità mortoria, garantisce una migliore ossigenazione del neonato e, soprattutto, si riduce il ricorso al taglio cesareo – spiega il primario – Spesso, infatti, le donne quando arrivano al culmine del dolore gettano la spugna e rifiutano di proseguire. Magari manca poco all’espulsione ma non hanno più forze: in questi casi si doveva ricorrere al taglio cesareo con tutte le conseguenze. Questa opportunità, quindi, ha una doppia valenza, aiuta le donne e permette maggiori parti fisiologici».
Da febbraio sono già state 150 le donne che hanno scelto il parto in analgesia: « Ci sono pochissime controindicazioni – spiega il primario di anestesiologia dottor Greco – la tecnica è mininvasiva e si attua con l’inserimento di un cateterino alla base della colonna vertebrale. C’è un bassissimo rischio che si tocchi la dura madre ( la membrana che protegge la colonna vertebrale) e in questi casi insorge la cefalea che dura circa 3 giorni e si cura con farmaci. Solo un caso su 200.000 può riservare complicanze».
Un’innovazione attesa da parte di molte partorienti: lo scorso anno il presidio bustocco ha visto nascere ben 1436 bimbi, un trend in netta crescita nonostante il calo del 9% che si registra in Lombardia.
Ulteriore novità del reparto è la raccolta delle cellule staminali da cordone ombelicale per uso solidaristico, un’opportunità che ha già visto trenta donazioni.
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