Sono 40 anni che Varese aspetta il nuovo carcere

Si è preferito costringere detenuti e guardie a vivere in ambienti non adeguati, non si è tenuto conto della valenza sociale e morale di un carcere moderno, all'altezza della tradizione di una comunità civile

La fuga di tre detenuti dai Miogni alla vigilia delle elezioni offre l’opportunità di ricordare le promesse da marinaio della classe politica locale e nazionale, promesse che vanno da destra a sinistra passando per la Lega: era infatti riuscita ad abbozzare un progetto che apparve subito irrealizzabile perché prevedeva  l’edificio in una zona verde di particolare pregio.
Il nuovo carcere Varese lo attende da una quarantina d’anni, ma evidentemente non rappresenta una priorità se dalle parole al massimo si è passati all’utopia. Perché l’istituto di pena rimanesse sempre in coda nei programmi della politica si è arrivati a sostenere che dietro il suo trasferimento dal cuore della città poteva nascondersi una speculazione sulla destinazione dell’ area che si sarebbe liberata. Si è preferito costringere detenuti e guardie a vivere in ambienti non adeguati, non si è tenuto conto della valenza sociale e morale di un carcere moderno, all’altezza della tradizione di una comunità civile. Un solo politico per il nuovo carcere si è sempre battuto con tutte le forze, Angelo Zappoli.
Per chi oggi cerca di entusiasmarci alla politica anche i Miogni sono una bella spina, sta a noi votare con un proposito preciso: basta con le deleghe in bianco, da cittadini dovremo partecipare di più alla gestione della cosa pubblica. E chissà che anche la vergogna del vecchio carcere non venga cancellata.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Febbraio 2013
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