Brugnoli: “È ora di rialzare la testa”

Il presidente di Univa nel suo discorso ha richiamato più volte la necessità di avere maggiore «dignità per il Paese e per il ruolo dell’impresa»

Giovanni Brugnoli, presidente di Univa, lo ha ammesso fin da subito, sapendo che l’assemblea 2013 degli industriali cade in un periodo che chiamarlo difficile è ancora un eufemismo. «Parlare a un pubblico come quello che ho davanti è complicato. Alzo gli occhi sui vostri volti e leggo – lo stesso vale per me – la preoccupazione per uno dei momenti più complessi della nostra storia recente». E per affrontarlo occorre dignità, la parola chiave con cui il presidente degli industriali varesini sintetizza il messaggio da trasmettere alla platea di Malpensafiere. Dignità che non riguarda solo le persone, ma l’intero Paese e per il ruolo che in esso gioca l’impresa. Un richiamo che i numerosi imprenditori presenti hanno mostrato di gradire con un applauso.

Le colpe, i ritardi e le inconcludenze della politica hanno contribuito in modo determinante a generare questa situazione. Brugnoli con pazienza ha elencato tutte le mancanza, ricordando allo stesso tempo che gli imprenditori non chiedono «deregulation selvaggia» quanto un impianto di regole all’insegna della certezza, della chiarezza e dell’efficienza. Nonostante tutto ciò l’immagine del made in Italy, inteso come capacità, creatività, tecnologia, qualità dei prodotti nei campi più disparati, resta ancora molto alta. Ed escludendo l’opinione di Bruxelles, è ancora un sicuro fattore di successo per gran parte dei prodotti italiani che vengono richiesti all’estero. «È grazie a questa immagine – ha spiegato Brugnoli – che la voce export ha permesso di attenuare gli effetti dirompenti del crollo della domanda interna. E la provincia di Varese, in fatto di esportazioni, non è stata da meno».
Quando si parla di made in Italy non si puo’ non ricordare  Ottavio Missoni, capitano d’industria varesino, recentemente scomparso. E Brugnoli non se ne è dimenticato e nemmeno la platea che lo ha sottolineato con un secondo applauso della platea.

Non siamo come ci dipingono
– L’Italia è ancora competitiva: è seconda solo alla Germania per prodotti sui mercati internazionali. Brugnoli parla di circa mille prodotti che figurano al primo, secondo o terzo posto nelle nicchie di eccellenza a livello mondiale. E tra queste ci sono prodotti metalmeccanici in cui superiamo per surplus proprio i tedeschi. «Un palmares di tutto rispetto, che ci colloca tra i cinque paesi del G20 capaci di avere un surplus commerciale manifatturiero – spiega il presidente di Univa -. Quindi non siamo la pecora nera dell’Europa. L’Italia è riuscita sinora a mantenere e consolidare il secondo posto tra i paesi manifatturieri europei e ha raggiunto questo obiettivo facendo prevalere la logica della cooperazione e delle reti, sfruttando a fondo i modelli distrettuali e cercando di allacciare nel territorio relazioni costruttive».

La politica industriale – È la vera nota dolente di un Paese che negli ultimi vent’anni non l’ha mai avuta. «È stata il grande fantasma degli ultimi anni – ha detto Brugnoli -. Prima si è perseguita una politica “per settori” che, mal praticata, è sfociata in un pericoloso assistenzialismo di Stato. Poi, anche per le pressioni di Confindustria, si è delineata una politica “per fattori” che avrebbe potuto dare buoni risultati se non si fosse dispersa nel deserto delle parole. Lo Stato avrebbe dovuto intervenire per facilitare l’impresa sul fronte dell’energia, della burocrazia, del fisco, della formazione, dell’innovazione. Invece su questi fronti si sono aperti “nuovi spread” verso i nostri imprenditori».  «Lasciateci lavorare».  Non appena il presidente di Univa ha pronunciato questa frase, parte il terzo applauso, forse il più lungo. «Fate in modo che il fare impresa non trovi ostacoli ingiusti e ingiustificati, procedure complesse e contrastanti, tempi lunghi, incomprensibili ed incompatibili con le logiche economiche. Semplificare e fare chiarezza sarebbe la più facile ed economica delle riforme possibili». 

Crescere: imprese e territorio insieme – «I territori devono occuparsi di fare e di fare bene, nei tempi stabiliti, ciò e soltanto ciò che compete loro in base alle naturali attribuzioni degli enti locali, che non sono certo poche e poco onerose. Perché c’è il vezzo di occuparsi di tutto e di più. Occupiamoci tutti di fare ciò che ci compete. Ma occupiamocene: la vicenda della diffusa mancata approvazione dei Pgt (Piani di Governo del Territorio ndr), che ha bloccato l’attività edilizia, è stata un esempio clamoroso. Ora si sta cercando di recuperare attraverso una proroga dei vecchi Piani Regolatori. Ma basta con le proroghe. Basta con i condoni. La dignità di una nazione è anche questo. Dai territori ci aspettiamo che concorrano anch’essi a rendersi ospitali per le imprese, certo nel rispetto dei legittimi interessi di tutti. Stimolanti per i nuovi investimenti, nell’ovvio rispetto delle regole».

Infrastrutture – È un tema molto sentito in provincia di Varese. I cantieri di Pedemontana e dell’Arcisate Stabio sono ancora aperti e visibili. «Il Paese ha bisogno di infrastrutture – dice Brugnoli – e l’impresa ha bisogno di condizioni di contesto favorevoli. Non vogliamo neppure pensare che i cantieri aperti possano fermarsi a metà. Non solo in vista dell’Expo 2015, ma soprattutto per sviluppare le potenzialità del territorio: la Pedemontana così come l’ArcisateStabio, sono opere fondamentali, oltre che lungamente attese. Sono opere che servono per non arretrare. Sono, ed è un particolare non trascurabile in questo momento, opere che contribuiscono a sostenere la domanda interna. E che dire, poi, di Malpensa? Tutto è stato detto e tutto è stato visto. È solo ora di decisioni, di dare un seguito al Piano nazionale del trasporto aereo. Ci vuole la volontà di tenere la linea applicando scelte coerenti ed il coraggio e la voglia di farle rispettare. Con l’Expo alle porte non possiamo più assistere ad atteggiamenti di protezione di alcuni a discapito dell’affermarsi della logica di mercato. Dai territori ci aspettiamo inoltre capacità di porsi in ottica strategica». 

Crescere, si può e si deve – Per tornare a crescere secondo Brugnoli bisogna ricostruire insieme il percorso delle opportunità. «Noi, come imprenditori, ne siamo ben coscienti, siamo i primi a doverci mettere in gioco, impegnandoci ad investire, innovare, internazionalizzare, fare rete e valorizzare il territorio. E vogliamo continuare a farlo. Insieme a voi. Insieme a tutti». 



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Pubblicato il 27 Maggio 2013
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