Le “radici cristiane” di Busto? Coperte dai rifiuti

Succede nell'area boschiva di Beata Giuliana tra la chiesa di San Bernardino, la Cascina de poveri e l'Ite Tosi. Da tempo in quella zona vengono scaricati rifiuti illegalmente

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Degrado e immondizia attorno ai simboli cristiani di Busto. Non ci sono altre parole per descrivere l’area di via Cascina dei Poveri del quartiere di Beata Giuliana, verso lo sbocco sulla Strada Statale del Sempione. Poco distante dal centro della vita di Beata Giuliana e a pochi passi dall’ITE Enrico Tosi, eccellenza scolastica nazionale, sembra impossibile pensare che esista un area completamente abbandonata.

Invece, percorrendo la via, il cui nome si deve ad un’importante cascina dove nel Medioevo nacque la beata Giuliana (da cui deriva il nome del quartiere omonimo), ci si trova davanti ad uno scenario triste: le piante crescono abbandonate a loro stesse, mucchi di rifiuti di ogni genere abbandonati da incivili puntellano questa porzione di Busto Arsizio.

Lungo la strada sorge la piccola chiesa di San Bernardino, costruita nel 17esimo secolo, che potremmo paragonare ad un fiore nel deserto destinato ad appassire.

Nel 1999 il comune di Busto decise di avviare i lavori di ristrutturazione per ripristinare, su progetto e con direzione dei lavori dell’architetto Alfredo Castiglioni, la copertura dell’edificio e riportare alla luce il vecchio pavimento in calce e sabbia, visibile oggi sotto una lastra di vetro.

A sedici anni dal restauro, la chiesa viene sporadicamente utilizzata per celebrare matrimoni o battesimi, ma le sue campane non suonano più, sono state spostate nel campanile della Parrocchia di Beata Giuliana. Vittima negli anni di furti e danni, sta lentamente tornando ad essere l’edificio pericolante che era prima dei lavori di ristrutturazione.

Mentre perlustriamo l’area, accompagnati dal fondatore del Comitato di Quartiere Alex Gorletta, incontriamo un anziano volontario impegnato a piantare qualche fiore davanti all’entrata nella speranza di dare vita al luogo e un tocco di colore, che altrimenti non ci sarebbe. Ci invita ad entrare in chiesa per mostrarci che, poco a poco, le pareti si stanno rovinando a causa delle infiltrazioni, dovute ai furti dei canali di rame che favorivano il regolare deflusso delle precipitazioni verso la rete fognaria o direttamente nel terreno proteggendo le facciate da esse.

A fare da sfondo a una zona di per sé disagiata, ci sono detriti di ogni genere che occupano tutta l’area verde che si affaccia davanti all’istituto Tosi. A tal proposito, c’è un cartello di divieto di scarico dei rifiuti affisso dal Comune sul cancello che delimita il giardino della chiesa, che indica le sanzioni a cui andrebbero incontro i cittadini se violassero la legge. Il problema è che le multe sono ancora espresse in lire e ciò fa pensare che l’amministrazione non faccia un sopralluogo qui da almeno quindici anni.

Inoltre, facendo quattro passi si accede ad un’area che potremmo definire “privata”, anche se non c’è nessun cartello che lo confermi, più simile ad un accampamento clandestino, con una bandiera italiana in vista, a cui però non riusciamo ad accedere totalmente.

Viene da interrogarsi sul perché nessuno si interessi a questa zona vista la vicinanza, non solo di una scuola, ma anche del futuro campus sportivo in costruzione e come mai nessuno abbia mai sollevato la questione. Sembra che questa zona, dove un tempo nacque il quartiere, non faccia più parte della città e che venga considerata solo un luogo di passaggio per gli studenti della scuola per raggiungere più velocemente la fermata dell’autobus.

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Pubblicato il 01 Aprile 2016
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