A Gallarate il risotto si mangia con il cucchiaio. Parola di Giorgio Locatelli

In un divertente scambio di opinioni con i colleghi giudici di Masterchef, lo chef originario di Corgeno ha sostenuto le "ragioni del cucchiaio" incarnate da uno zio gallaratese (mentre un altro zio è punto di riferimento per gli Amaretti)

Giorgio Locatelli, a Masterchef la sua storia

Ma il risotto come lo mangiate, con il cucchiaio o con la forchetta?

Nel dietro le quinte di Masterchef è sorta anche una discussione tra i cuochi-giudici: come si mangia il risotto? Da un lato i tre giudici “storici” – Cannavacciuolo, Bastianich, Barbieri – dall’altro la new entry Giorgio Locatelli, «un varesotto che mangia il risotto con il cucchiaio», come è stato scherzosamente apostrofato dal collega chef napoletano.

«Mio zio Giovanni diceva che il risotto a Gallarate si mangia con il cucchiaio» dice Locatelli, tra il serio e il faceto e con un tocco di poesia, quando sostiene che «la forma del riso e la forma del cucchiaio sono in simbiosi». Lo scambio di battute è divertente:

Il risotto, tra l’altro, è un piatto tipico di Gallarate, portato alla ribalta internazionale dal “risotto da record” del Guinness dei Primati del 1998 e divenuto anche maschera tradizionale di Carnevale della cittadina (“Re risotto“)

Curiosamente nello speciale Sky che introduceva Giorgio Locatelli come giudice di Masterchef, lo chef di Corgeno parlava di un altro zio di Gallarate, «zio Renato», il pasticcere Renato Gnocchi: dopo avere letto la lettera di ringraziamento del principe Carlo di Inghilterra, Locatelli ricordava come a sua Maestà arrivino ogni anno gli amaretti di Gallarate, con grande apprezzamento della famiglia reale, che li considera «delicious» e che è andata più volte nel suo ristorante a mangiare.

Generico 2018
La preparazione degli amaretti di Gallarate, in un passaggio dello speciale su Giorgio Locatelli andato in onda su Sky

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Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 23 Gennaio 2019
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