Piantone, arrivederci
Dopo la sfoltita del 22 luglio scorso, oggi il taglio del grande fusto rimasto ancora in piedi
Ore 9.30, lunedì 29 luglio 2019: il piantone non c’è più.
A dare l’addio a questo grande amico di ritrovi, appuntamenti e rendez-vous c’era una piccola folla che ha assistito al taglio “al piede“: solo il grande ceppo è rimasto, ingabbiato in quella scatola di cemento che ha contenuto – letteralmente – le grandi radici del cedro dell’Atlante che stava morendo.
Lo scorso 22 luglio l’amministrazione cominciò a togliere i rami più pericolosi col primo taglio. Nel frattempo i varesini hanno accolto positivamente l’invito del Comune per definire cosa fare al posto del grande vuoto lasciato dal taglio dell’albero.
L’assessore Dino de Simone fece il punto della situazione su questa partita solo qualche giorno fa, annunciando che oltre una trentina di idee sono arrivate via mail al Comune per definire cosa fare in questo spazio: una nuova pianta al posto del piantone potrebbe essere la proposta più gettonata, mentre il fusto verrà per il momento ricoverato nello spazio di via Copelli dove il legno potrà venir utilizzato per una scultura.
Il 19 luglio vennero effettuati alcuni test con dei carotaggi per verificare lo stato del legno all’interno del tronco. Questo anche per avere più chiara la situazione in vista di una scelta sul futuro della pianta.
Quello che rimaneva della pianta è stato stamane imbragato e caricato sul rimorchio di un camion, lasciando per sempre quell’angolo fra la via Veratti e la via del Cairo. Sarà, forse, un arrivederci. Primo, perché il legno del grande piantone potrà essere utilizzato per sculture o lavori artistici.
Secondo: il genoma dell’albero è stato replicato dal vice sindaco Daniele Zanzi in via “aganica“: i rami del grande albero sono stati innestati su radici di cedro che ora hanno il suo lo stesso corredo cromosomico: tanti piccoli piantoni che verranno replicati, e forse piantati in diversi angoli della città, probabilmente nei giardini delle scuole, così che tutti i bimbi, in futuro, potranno vedere crescere il piantone, accudirlo, amarlo e rispettarlo, oltre che evocare la propria infanzia con un pensiero “green“.
Il piantone venne messo a dimora nel 1870 da Giulio Adamoli, garibaldino e senatore del regno che mise a dimora piante mediorientali proprio nel giardino della sua abitazione in via Veratti: il cedro faceva dunque parte di una inedita collezione di piante orientaleggianti per la Varese che in quella zona ospitava essenze che le davano un tocco di internazionalità.
L’evoluzione della città con la sua urbanizzazione successiva produsse la morte delle altre piante, cui solo il piantone sopravvisse. Come un “grande anziano“, l’albero si ammalò a causa di un’invasione di funghi parassitari che ne minarono la salute: da tempo la pianta dava segni di malessere, con molti rami superiori rinsecchiti e appunto tagliati per questioni di sicurezza.
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