“Basket una scuola di vita”, chiusura in bellezza con il “professor Scola”
Al palazzetto e dal vivo l'ultima "tappa" stagionale del progetto che porta la Pallacanestro Varese nelle aule. Dematté: "I giovani entusiasti anche con gli incontri a distanza"
Si è conclusa con una sorpresa l’edizione più complicata della quasi ventennale storia di “Basket, una scuola di vita”, il programma della Pallacanestro Varese che porta in classe ogni anno giocatori e allenatori biancorossi, per farli incontrare con i bambini e i ragazzi che vanno dalle classi elementari a quelle delle superiori.
La sorpresa, bella visibile al centro del tavolo dei relatori, ha un nome e un cognome: Luis Scola. Il campione argentino, tornato dalla prima parte di preparazione ai Giochi Olimpici con la sua Nazionale, è in procinto di ripartire per Las Vegas dove l’albiceleste sosterrà l’ultimo ritiro prima di Tokyo ma non è voluto mancare alla cerimonia di chiusura dell’iniziativa che concilia canestri e libri.
«Penso che un giocatore professionista, la squadra e la società siano sempre in debito con i tifosi, specialmente per quelli più giovani per come vivono la passione per il basket – ha detto Scola in un italiano sempre migliore – Peccato quest’anno non aver potuto fare gli incontri in presenza ma sono contento che il progetto continui» ha spiegato, prima di concedersi a una sessione di fotografie e autografi con gli studenti presenti all’incontro.
Le problematiche dovute alla pandemia non hanno quindi fermato il progetto che in casa biancorossa è da sempre animato da Raffaella Dematté: «Questa iniziativa è nata e si è sempre sviluppata dal vivo: in classe o in palestra, con le foto, gli autografi, il contatto fisico… Di colpo, dopo 18 anni, tutto si è trasferito sui dispositivi digitali ma la risposta di bambini e ragazzi è stata sorprendente – prosegue Dematté – I giovani hanno fin da subito mostrato entusiasmo, voglia di partecipare, di conoscere. E sono stati disciplinatissimi, grazie anche alla regia di insegnanti molto motivati. Per me e per i “miei” giocatori è stata una grande emozione perché anche a distanza si è instaurata quella empatia che dà il senso a questa esperienza».
La chiusura della 19a stagione di “Basket, una scuola di vita” (sostenuta quest’anno da IntesaSanPaolo e FNM) si è però tenuta in presenza, nella casa del basket, il palasport di Masnago. Accanto a Dematté e Scola si sono quindi accomodati i rappresentanti delle altre componenti che collaborano al progetto: il sindaco Davide Galimberti, il team manager biancorosso Max Ferraiuolo, il presidente di Fip Varese Pietro Tallone. E Paola Biancheri, consigliera del trust “Il basket siamo noi” che proprio in questo periodo ha sviluppato una iniziativa legata alle scuole, le borse di studio intitolate a Emilio Forni.
«Un tifoso speciale – ha sottolineato Biancheri – altruista e aggregante: per questo il trust ha voluto creare una borsa di studio da mille euro che possa premiare un giovane o una giovane che si distingue sia sul campo da pallacanestro sia nello studio». Nel frattempo, accanto alla prima borsa de IBSN, se ne sono aggiunte altre tre grazie alle donazioni raccolte, un numero che si incrementerà grazie all’asta lanciata in questi giorni sul profilo Instagram del trust: in palio cimeli e oggetti donati dai giocatori varesini.
«I sistemi informatici hanno consentito di terminare gli anni scolastici, ma l’attività sportiva ha bisogno della presenza – ha detto invece il sindaco Galimberti – Per la nostra città lo sport – che è sentito in maniera straordinaria – dovrà essere al centro della ripresa e questo vale anche per i ragazzi. Le istituzioni saranno sempre a fianco di Pallacanestro Varese per le iniziative come “Basket una scuola di vita”.
Due vecchi navigatori del parquet come Ferraiuolo e Tallone hanno infine sottolineato il valore di questi incontri: «I giocatori escono arricchiti dagli incontri con i ragazzi, e io resto convinto che Pallacanestro Varese sia sempre debitrice verso la gente che è sempre vicina al club anche in anni difficoltosi» ha detto il team manager. «A Varese il basket è come l’aria – il giudizio di Tallone – e spero che da settembre gli incontri tra giocatori e studenti possano tornare dal vivo». L’obiettivo è quello.
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