Cassonetti per la raccolta di abiti, “sorvegliati” speciali
L'assessore De Simone ha avviato da un anno il censimento e il controllo delle associazioni che gestiscono la raccolta in città. Prevista una convenzione per regolamentare il settore
Mauro Gregori lancia l’allarme. Alla luce soprattutto delle recenti truffe denunciata da stampa locale e nazionale, l’ex consigliere chiede all’amministrazione varesina di buttare un occhio sui cassonetti per la raccolta di abiti usati: « Non so se anche voi avete notato il proliferare a dismisura di cassonetti per la raccolta di abiti usati in tutta la città. Nel mio quartiere ne è stato installato un altro il mese scorso e siamo a tre in poche centinaia di metri. La città ormai ne è piena. Non mi è chiaro come avviene ciò … quali autorizzazioni vengano chieste e come vengano rilasciate. Una nobile iniziativa che se non ben gestita può portare ad implicazioni poco piacevoli. Invito Sindaco Galimberti ed assessori competenti Civati e De Simone a vigilare su questo e sulla correttezza delle procedure e relative autorizzazioni… Per non parlare del fatto che nei pressi di questi contenitori spessissimo si formano piccole discariche abusive».
La questione, in effetti, è al vaglio da più di un anno dell’amministrazione cittadina. «Il mio assessorato- spiega Dino De Simone che si occupa di Ambiente – ha avviato un censimento e una verifica di tutti questi cassonetti. Fino al mio arrivo, era solo l’ufficio “occupazione suolo pubblico” che gestiva le domande. Ora abbiamo avviato un rapporto diretto e chiaro con le associazioni e le onlus definendo una sorta di regolamento. In questo momento, l’approvazione di ogni nuova richiesta è sospesa. Innanzitutto, dai dati raccolti e dalle verifiche effettuate, ci siamo accorti di alcune irregolarità: cassonetti denunciati in una via ma dislocati in un’altra… Nel regolamento chiediamo che periodicamente ci vengano fornite indicazioni dei quantitativi raccolti e delle destinazioni finali della merce. Così pensiamo di smascherare situazioni poco chiare. Abbiamo inoltre imposto ai titolari dei cassonetti di provvedere all’igiene e pulizia delle aree per evitare, appunto, situazioni poco decorose».
I risultati cominciano a giungere: all’assessorato sono arrivate circa una decina di dichiarazioni di altrettante associazioni che gestiscono una trentina di raccoglitori di abiti: « Si capisce immediatamente quindi – conclude De Simone – chi è serio e chi no. Alcune realtà ci hanno anche già fornito i quantitativi».-
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