“La ‘ndrangheta va sradicata da queste terre”

Così il procuratore Capo di Busto Arsizio, Francesco Dettori, intervenuto al consiglio comunale su invito del sindaco Gelosa. "Qui si è impiantata una costola delle cosche calabresi. Si è vinta una battaglia, ma la guerra continua"

Bisogna denunciare, a fronte di una malavita che si serve dell’intimidazione e del silenzio che ne segue come strumenti e simboli di potere. Questo il messaggio lanciato dal Procuratore capo di Busto Arsizio Francesco Dettori al consiglio comunale di Lonate Pozzolo, dove si è recato lunedì sera su invito del sindaco uscente (ricandidato) Piergiulio Gelosa. Il magistrato ha definito «uno spaccato inquietante» la realtà criminale portata alla luce dalle recenti operazioni antimafia che hanno decapitato la cosiddetta "locale" della ‘ndrangheta, con una decina di arresti nella sola Lonate, anche se il vertice della ‘ndrina era a Legnano. «Si è vinta una battaglia, ma la guerra continua» ha detto: «va combattuta con le armi dalla legalità, e della democrazia, non solo dalle istituzioni ma da tutti, dall’intera società».
Dettori ha avuto solo qualche esitazione formale nell’accettare l’invito, un po’ irrituale («sono venuto volentieri, alla fine») ma pregno di significato in una realtà locale, non certo solo lonatese – si pensi alla vicina Ferno, al Legnanese, alla stessa Busto – che è stata esposta a fatti e talora delitti di assoluto spessore criminale. «Il fenomeno malavitoso mi ha preoccupato, per questo ho insistito perchè le indagini procedessero a fondo e si giungesse ai provvedimenti di custodia. Lo spaccato che avevamo di fronte era tipico della criminalità organizzata italiana, quella ben nota ed esportata in tutto il mondo, che si è radicata anche al Nord». Inevitabile, imbarazzato, e con continui inviti a non generalizzare ricordando gli onesti che hanno subito e subiscono i prepotenti di turno, il riferimento a Cirò Marina e Guardavalle, le comunità calabresi nominate dal procuratore come quelle di provenienza degli elementi di spicco dell’organizzazione locale. «Già dagli anni Sessanta da questi luoghi sono stati esportati metodi, regole, mentalità legati all’ndrangheta». Nè si sono recisi i legami con la terra d’origine: al contrario «i legami familiari hanno mantenuto i rapporti» nel tempo. Risultato: a Lonate «c’è una costola della cosca di Cirò e Guardavalle», così Dettori. I metodi si basano su «intimidazioni, danneggiamenti, incendi, estorsioni, usura, truffe, rapine».

«La ‘ndrangheta deve essere sradicata. Non è accettabile che accanto allo Stato ne sussista uno parallelo in cui si muove chi vive di parassitismo criminale. Attenzione perchè il crimine organizzato sa cogliere tutte le occasioni, e in vista ve n’è una enorme: l’Expo milanese del 2015» con tutte le opere e gli appalti connessi. Al riguardo «la stampa ha parlato troppo» sospira eufemisticamente il procuratore: l’inchiesta relativa "saltò" quando emerse che era vicina ad ambienti politici della nostra provincia. Interessamenti criminosi per l’Expo sono comunque emersi, «e la porta d’ingresso per accedere a questo mondo sono le istituzioni». Occhio quindi alle infiltrazioni d’ogni genere. Nella politica, ma soprattutto nel tessuto imprenditoriale che dà ricchezza a queste terre. «Se si vuole salavaguardarlo bisogna combattere questa guerra, stando in guardia e uniti». E denunciare, «anche se l’intimidazione è feroce. Nei nostri raporti si leggeva che non arrivavano più denunce».
Dopo gli interventi dei consiglieri comunali, inevitabilmente colorati dalla campagna elettorale nonostante le migliori intenzioni («il confronto è il sale della democrazia» ha commentato Dettori per nulla turbato), il magistrato ha descritto la difficoltà di indagare su gente «scafata», che sa benissimo come operano gli inquirenti. Fondamentali gli spunti che le denunce circostanziate possono fornire, ma anche le intercettazioni di vario tipo, ambientali e non: «è così che abbiamo provato il legame tra le organizzazioni di Lonate e Legnano. Spero non intervengano al riguardo limiti» auspica Dettori, «che colpirebbero non tanto la magistratura, quanto le forze dell’ordine». Il messaggio al legislatore è chiaro.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Maggio 2009
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