Pensioni, sempre più costi per le aziende

Il D.L. “salva Italia” prevede infatti la possibilità proseguire l’attività lavorativa, fruendo di incentivi, fino all’età di settant’anni

Sempre più costi sulle aziende. Il D.L. “salva Italia” prevede infatti la possibilità proseguire l’attività lavorativa, fruendo di incentivi, fino all’età di settant’anni. Certamente l’incentivo produce anche un vantaggio per le casse della previdenza pubblica che oltre a rinviare negli anni l’inizio dell’erogazione della pensione, ne riduce anche l’importo che complessivamente andrà a pagare al beneficiario. Il lavoratore avrà oltre ad una pensione più alta anche il vantaggio per gli anni di flessibilità di continuare a percepire lo stipendio ovviamente di importo maggiore a quello che avrebbe percepito se fosse andato in pensione al momento di maturazione dei nuovi requisiti entrati in vigore dal primo gennaio 2012.  Proprio questo ultimo aspetto costituisce, invece, per le aziende un onere imprevisto sia di carattere economico che organizzativo, posto che potrebbero addirittura trovarsi con un nuovo assunto che, invece di sostituire, come previsto, il pensionando sostituendone anche il costo, andrà a sommarsi sia all’uno che all’altro.

In tali casi opera infatti l’efficacia delle disposizioni di cui all’articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300, quindi non si può licenziare. A ben vedere dunque si tratta solo delle aziende che occupano più di 15 dipendenti, mentre per le altre resta l’applicazione del principio di indennizzo della legge 604/1966. Quindi in questo caso trovano applicazione le regole generali, che prevedono la possibilità di licenziare per giusta causa o giustificato motivo. Chi intende rimanere al lavoro fino a 70 anni, infatti, potrà essere licenziato solo con queste motivazioni non essendo applicabile l’eccezione prevista dall’art. 2118 codice civile c.d. recesso ad nutum.
Lo Stato torna a ribadire l’intenzione di tutelare i lavoratori che si trovano in un particolare momento della propria vita in cui, in passato per l’effetto delle finestre di uscita, ora abrogate, adesso per l’applicazione del principio di flessibilità, rischierebbero di trovarsi senza lavoro e senza pensione. Principio sacrosanto ma perché non prevedere ad esempio un minimo incentivo anche per le aziende che si troveranno a dover sostenere questo maggiore ed imprevisto onere che nel caso, ad esempio, di un commesso di uno negozio si aggira sui 30.000,00 euro per ogni anno di ritardo?

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Marzo 2012
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