Premi di produttività pagati con servizi di welfare

Il legislatore nella bozza della Legge di Stabilità ha previsto la possibilità di erogare i premi di produttività non solo “in busta paga”. Il sindacato: « E noi che ci stiamo a fare?»

emmanuele massagli

«Il legislatore per il momento, perché si tratta ancora di una bozza, è venuto incontro alle due principali richieste che da tempo gli vengono fatte da aziende e parti sociali: permettere di erogare i premi di produttività non solo “in busta paga”, ma anche mediante opere e servizi di welfare; superare l’anacronistico e illogico divieto contenuto nella normativa fiscale alla contrattazione aziendale dei piani di welfare per i dipendenti». Queste parole sono di Emmanuele Massagli (foto), presidente di Adapt, associazione senza fini di lucro fondata nel 2000 da Marco Biagi per  promuovere studi e ricerche sul tema lavoro.

Massagli in un’ intervista pubblicata sul sito di  Confartigianato Imprese Varese sul tema del welfare parla dei premi di risultato e della possibilità di erogarli fuori dalla busta paga, come prevede la bozza della Legge di Stabilità 2016. «Solitamente – spiega il giuslavorista – il premio di fine anno legato al raggiungimento di obiettivi concordati è erogato in busta paga ed è in tutto e per tutto reddito da lavoro. Di conseguenza devono essere pagati i contributi ed è tassato (per queste erogazioni la legge di stabilità 2016 rinnova la tassazione sostitutiva del 10%). Insomma, buona parte del premio alla fin fine va nelle tasche dello StatoWelfarizzare il premio di risultato vuole dire erogarlo in beni o servizi di welfare ex articolo 51, comma 2, lettere f e f-bis del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR). Il valore di questi beni e servizi non è reddito da lavoro e di conseguenza non è contribuito (vantaggio per l’impresa) e non è tassato (vantaggio per il lavoratore). Ad oggi questa erogazione alternativa non è possibile; dal 1° gennaio, se la bozza della legge di stabilità sarà confermata sul punto, sì».

«È un altro dei tentativi di destrutturare la contrattazione – dice Umberto Colombo segretario provinciale della Cgil – non vedo benefici in questo provvedimento. Non passa giorno che direttamente o indirettamente la contrattazione collettiva e aziendale vengano attaccate. Un conto è facilitare la strada della contrattazione con una detassazione  del premio, un conto è portarla fuori busta che equivale a escludere la contrattazione. Il ministro Poletti fa battute sugli orari, i contratti nazionali non si rinnovano, sembra quasi che ci sia una strategia contro questo strumento».

«Già il fatto che si parli  di premi di risultato è una bella notizia – dice sorridendo Antonio Massafra segretario provinciale della Uil -. Mi preoccupa però il fatto che il governo metta mano dal punto di vista della legislazione ad argomenti che sono di competenza delle parti sociali. Non va bene, perché questa è una partita che riguarda il sindacato e le associazioni di categoria. Noi chiediamo di mantenere la decontribuzione sui premi di risultato perché se fossero tassati un po’ di  meno diventa più competitivo il potere di acquisto dei lavoratori e farebbe bene anche alla domanda interna e quindi alla crescita economica del Paese. Noi non escludiamo che la welfarizzazione del premio di risultato possa avvenire, ma sempre attraverso percorso di contrattazione tra le parti e non per legge. Del resto in molti contratti di secondo livello ci sono partite che non vanno più sul premio di risultato classico, però, ribadisco, non può’ essere previsto per legge altrimenti le parti sociali che ci stanno a fare?».

 

 

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Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Dicembre 2015
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