La lezione del dottor Korczak

Una sintesi dell'incontro con il professor Dario Arkel, organizzato dall'Anpi di Sesto Calende, in occasione della Giornata della Memoria

Giornata della Memoria a Sesto Calende

Pubblichiamo una sintesi dell’incontro con il professor Dario Arkel, organizzato in occasione della Giornata della Memoria a Sesto Calende. Testo a cura di Nadia Negri Pizzini dell’Anpi di Sesto.

L’A.N.P.I. di Sesto Calende ha potuto celebrare con grande impegno e concentrazione la Giornata della memoria 2016, offrendo a 100 studenti delle Scuole Medie e a 150 studenti delle Scuole Superiori, Istituto dalla Chiesa, l’incontro con il professor Dario Arkel , docente di pedagogia sociale all’Università di Genova , giornalista, saggista e drammaturgo. Il professor Arkel è conoscitore raffinato della figura encomiabile e potente di Janusz Korczak, il medico pedagogista ebreo polacco responsabile dell’orfanatrofio nel ghetto di Varsavia.

Alle ore 18.00 il professor Arkel ha poi presentato alla cittadinanza il manifesto pedagogico di Janusz Korczak, in presenza della dottoressa Jadwiga Chabros, Presidente della Associazione dei Polacchi Milano, e della dottoressa Mirella Carpanese, Presidente della Associazione Janusz Korczak del Piemonte. Con la trasmissione dei saluti affettuosi e colmi di stima della ViceConsole Polacca Zuzanna Scnepf-Kolacz.

Dario Arkel ha illustrato una pedagogia centrata sulla identità reale del Bambino, e capace di rispettarne il diritto al tempo proprio, il diritto alla coltivazione della identità propria e il diritto alla morte. Nell’orfanatrofio, l’organizzazione veniva diretta dai bambini, che addirittura potevano celebrare processi interni nel loro tribunale, e che potevano esprimere la propria personalità genuina di soggetti pensanti e capaci di azioni autonome.
Janusz Korczak , intuì con precisione che il destino si abbatteva sui suoi orfani e su tutti loro incontrastabile, e così, coerentemente con la propria linea pedagogica, preparò i bambini ad una morte in condizioni di dignità. Fece rappresentare l’opera di Tagore “L’ufficio postale”, in cui il bambino protagonista muore, perchè nell’orfanatrofio si configurasse l’idea della morte in una atmosfera di serenità. E si prodigò affinchè i bambini, costretti alla deportazione, uscissero dall’orfanatrofio nei loro abiti migliori e con i loro giocattoli preferiti tutti risistemati e in ordine. Risultarono un sereno corteo di bambini in abbigliamento elegante, con i loro strumenti musicali e con le loro bandiere: la stella di David e il quadrifoglio simbolo dell’orfanatrofio. Davanti a tutti loro, Janusz korczak, che pur potendo salvarsi perchè già membro di spicco della classe intellettuale europea, non abbandonò il suo posto di responsabile dei 203 bambini mandati nei campi di estinzione, sentendosi loro padre e loro madre .
Un corteo verso la morte, così dignitoso e così sconvolgente. Un riflesso perfetto dello schema di insurrezione del ghetto, resistente fino all’ultimo respiro e con la sola ed unica speranza di una morte in condizione di dignità. Pagina della storia della specie umana che ci onora e che contrasta antipodiale con quanto invece oggi si svolge intorno a noi sulla scena . Secondo il pensatore Dario Arkel , la civiltà che ci circonda sviluppa pressioni che riducono via via la statura dell’uomo e della donna, che spingono a squallide competizioni pericolose, che rovesciano le prospettive facendo considerare usurpatori di spazio vitale le vittime invece di una prepotenza.

La giornata della memoria ha potuto così diventare una analisi delle condizioni attuali dell’infanzia e una celebrazione riuscita di una vita alta e drammatica , come quella di Janusz Korczak e come quella dei suoi bambini mandati a morire e dei Resistenti del ghetto massacrati nelle cantine.
A conclusione della giornata, bevendo sidro e succo di mela, secondo il rito polacco, la promessa di resistere sempre e di coltivare
imperterriti la certezza nella scelta di emancipazione che comunque l’Uomo dimostra, anche nel corso delle sue notti tremende e ignare.
Una giornata della memoria che ci ha trasmesso una linea di pensiero complesso, elegante, rivoluzionario. Uno Shalom espresso con coraggio e speranza.

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