“Svolta epocale: gli ospedali non saranno più come prima”
Il Presidente del consiglio regionale Cattaneo ammette che è mancato il dialogo con il territorio nella fase iniziale di una riforma che porterà a cambiare la rete dell'assistenza

È stata approvata nell’agosto del 2015. La riforma della Sanità promette di cambiare radicalmente il modello attuale spostando l’obiettivo dalla “cura” al “prendersi cura”.
Fino ad oggi, mutamenti evidenti non ce ne sono stati. Si continua con la grande concentrazione dell’assistenza negli ospedali che, però, fanno i conti con politiche economico amministrative sempre più difficili. Così le decisioni prese in questo o quel presidio sono state lette come “impoverimento” del territorio se non, addirittura, chiusura del presidio.
Piano piano sono nati molti comitati spontanei di cittadini in difesa dei propri presidi: prima Cuasso, poi Luino, quindi Angera, Cittiglio, Tradate, Saronno.
Ogni cambiamento viene vissuto come una condanna definitiva: « Il problema dell’ortopedia di Cittiglio – ha ammesso il Presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo – ci ha permesso di capire l’importanza del coordinamento con il territorio e i suoi rappresentanti istituzionali. Un modello operativo da seguire in futuro».
Il Presidente ha parlato di un cambiamento epocale: « Oggi siamo abituati alla centralità degli ospedali. Ma siamo anche disposti a spostarci lontano per cercare quell’eccellenza di cui abbiamo necessità. Questa riforma vuole costruire un modello che accentri in alcune strutture le capacità e le tecnologie d’avanguardia per affrontare le situazioni urgenti. Non si può più prevedere che tutti facciano tutto, per una questione di costi della sanità pubblica, impossibili da sostenere con il prelievo fiscale. Per questo si disegna un modello che differenzi acuzie e riabilitazione, modulando l’offerta a seconda della vocazione. I pazienti gravi in pochi centri all’avanguardia e poi una serie di presidi territoriali più diffusi dove seguire le fasi successive, piuttosto che i pazienti cronici. La Lombardia, oggi, ha circa 100.000 pazienti giudicati molto gravi che hanno bisogno dell’ospedale. Poi c’è circa un milione di utenti con più cronicità sommate e poi ha due milioni di malati cronici che assorbono, da soli, il 70% della spesa complessiva. Questa sanità cerca il miglior sistema efficace ed efficiente per seguire loro. Quello che andiamo costruendo sarà un sistema integrato dove il territorio darà soprattutto risposte di bassa o media complessità ma opererà in rete con il presidio d’eccellenza».
La trasformazione è necessaria e i cambiamenti ci saranno. Magari con un sistema di comunicazione più aperto e trasparente.
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