“Sono cresciuto a pane e basket, un onore giocare per Varese”
Nicola Natali, figlio d'arte ("Ma il mio babbo giocava nella preistoria...") è all'esordio assoluto in Serie A. "La chiamata di Caja mi ha cambiato le prospettive: voglio dimostrare di valere la Openjobmetis"
Nicola Natali ha appena compiuto 29 anni, ma è sui campi da basket da 30 stagioni. Già perché per lui la palla a spicchi è un affare di famiglia, tanto da cominciare a frequentare il parquet fin da quando era nel pancione della mamma, giocatrice a sua volta (come gli zii) come giocatore è stato il padre, Gino, poi dirigente di lungo corso in tante squadre in giro per l’Italia.
Arrivare in alto in questo sport è quindi stato quasi naturale per Nicola che però, prima di oggi, non aveva mai calcato il palcoscenico della Serie A. «Mi emoziona il fatto di essere alla prima esperienza nella massima categoria, e mi hanno emozionato i tifosi di Varese il giorno della presentazione: tantissimi, nonostante fossimo in pieno agosto». L’ala biancorossa si è presentata oggi – martedì 5 – a Masnago e sottolinea come la chiamata della Openjobmetis gli abbia aperto una porta che credeva chiusa per sempre. «In passato avevo ricevuto qualche proposta per provare la Serie A ma non me l’ero mai sentita di tuffarmi in una categoria dove c’è poco spazio per gli italiani, salvo quelli di prima fascia. Mi mancava un po’ di fiducia e con gli anni pensavo che il treno non passasse più. La chiamata di Caja invece mi ha cambiato la prospettiva: con il coach ci conosciamo da anni, abbiamo fatto insieme i Giochi del Mediterraneo con la Nazionale Sperimentale. Conosco da tanto anche Coldebella e poi… una telefonata da Varese è impossibile da rifiutare».
Sul parquet Natali si è fatto subito notare in occasione dell’amichevole di Cremona, quando ha messo a segno tre triple che hanno permesso alla Openjobmetis di allungare prima di vincere il match. «E pensare che non ho un tiro naturale – ride Nicola – Fino a 21 anni non ci provavo neppure. Poi ho iniziato a lavorare per migliorare la precisione, ho seguito consigli per costruire un tiro affidabile e ora ho a disposizione anche questa “arma” per andare a segno e aiutare la squadra». Del resto, quando gli si chiede quale eredità cestistica gli abbia lasciato papà Gino, lui risponde proprio: «La mentalità del sacrificio, la caparbietà, il lavorare duro per centrare un obiettivo. Di questo sono certo, dal punto di vista tecnico non saprei perché il mio babbo giocava nella preistoria e io in campo non l’ho mai visto, nemmeno nei filmati».
Esordiente assoluto in A, lo abbiamo detto, nuovo per Varese («ma ne ho subito parlato con il mio amico Niccolò Martinoni, mio compagno a Casale Monferrato»), Natali non si pone particolari ambizioni per la prima stagione ma lavora per poter dare un contributo alla squadra. «Giocare a Cremona e aiutare i compagni è stato molto bello ma la strada è lunga. Spero di poter dire la mia anche contro Venezia alla prima di campionato: vorrebbe dire che Caja mi ha fatto esordire. Fin’ora ho zero minuti in Serie A, quindi devo cercare anzitutto di poter stare in campo».
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