La Valcuvia e il turismo, lo studio di Luca Garavaglia

Comunicazione, marketing e lavoro di squadra. Questi e altri elementi potrebbero migliorare il turismo in Valcuvia, ecco un breve riassunto dello studio effettuato dal ricercatore e voluto dal FAI

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L’articolo di Luca Garavaglia, ricercatore dell’Università del Piemonte Orientale che ha realizzato uno studio dal titolo “Scenari e prospettive di sviluppo per Villa Della Porta Bozzolo nel sistema culturale territoriale locale”, promosso dal FAI all’interno del più ampio progetto “FAI Fulcri e Sistemi”. La ricerca è stata presentata mercoledì 3 aprile. 

Il FAI, Fondo Ambiente Italiano, è una realtà fortemente radicata nel territorio varesino, con una forte base di volontari e sostenitori locali e con tre beni restaurati e aperti al pubblico: Villa Panza di Varese, il Monastero di Torba e Villa Della Porta Bozzolo di Casalzuigno. Anche per queste ragioni, il territorio varesino, e in particolare l’area di riferimento di Villa della Porta Bozzolo, la Valcuvia, sono stati oggetto di uno studio-pilota del programma nazionale “Fulcri e Sistemi” promosso dal presidente FAI Andrea Carandini con l’obiettivo di rinsaldare e valorizzare le connessioni tra i beni culturali amministrati dal FAI e i loro contesti territoriali di riferimento.

Lo studio è stato realizzato nello scorso anno da Luca Garavaglia, esperto di sviluppo locale dell’Università del Piemonte Orientale che ha elaborato dati sulle dinamiche sociali ed economiche del territorio e realizzato un ampio programma di interviste con attori locali: sindaci, associazioni, operatori turistici e alberghieri, gestori di siti e organizzatori di eventi.

I risultati dell’indagine sono stati presentati e discussi in un seminario organizzato dal FAI mercoledì 3 aprile a Villa della Porta Bozzolo, alla presenza di numerosi esponenti e operatori del sistema turistico varesino. Quello che emerge è un ritratto del territorio fatto di luci ed ombre: a fronte di una buona dotazione di beni culturali di alta qualità e attrattività, i territori della Provincia di Varese soffrono della vicinanza a sistemi turistici più forti, come il lago Maggiore piemontese e il Lago di Como, che monopolizzano l’attenzione di una gran parte dei visitatori internazionali e italiani, impedendo di sfruttare appieno la “vicinanza strategica” con la metropoli di Milano e con l’aeroporto di Malpensa.

Nel complesso i territori della Provincia di Varese sono caratterizzato da un’offerta dedicata, più che al grande pubblico, a una pluralità di differenti popolazioni metropolitane, caratterizzate da interessi specifici: sono forti i flussi del turismo culturale, attratti dalle ville e dai giardini e dai principali siti di valore storico e artistico o artistico (il complesso della Collegiata, Villa Panza, Rocca di Angera), i flussi del turismo religioso (Santa Caterina e il Sacro Monte), i flussi del turismo escursionistico e sportivo a cui il varesotto, con i suoi laghi e i suoi monti, offre numerosi percorsi di grande fascino e bellezza. A mancare non sono quindi gli elementi di attrattività, ma semmai la capacità quella di invogliare i visitatori a fermarsi più a lungo, e a scoprire “bellezze” differenti da quelle che l’hanno portato nel territorio: una capacità che è tipica dei sistemi turistici “maturi”, come le Langhe o il Chianti, e che nella Provincia di Varese è ancora in gran parte da costruire.

In primo luogo occorre migliorare la comunicazione e il marketing, sforzo peraltro già intrapreso dalla Camera di Commercio di Varese, dagli Infopoint turistici e da molti operatori privati, e costruire reti e percorsi che facilitino la conoscenza del territorio a chi vi arriva per la prima volta, senza magari avere un’idea chiara di cosa troverà. I siti più attrattivi, come Villa della Porta Bozzolo in Valcuvia, devono quindi divenire “porte” per la scoperta delle bellezze locali ancora sotto-valorizzate. Si avverte insomma la necessità di costruire una “cultura dell’accoglienza” che garantisca ai visitatori servizi di qualità, e che sappia indovinarne i gusti per proporre itinerari “personalizzati” approfittando della grande varietà dell’offerta locale. Un compito che non ricade solo sulle istituzioni, ma anche su tutti gli operatori turistici e sui gestori dei beni culturali. Un altro elemento dell’offerta turistica su cui appare possibile intervenire è il programma degli eventi: a parte alcune manifestazioni sportive e poche mostre d’arte (ad esempio quelle del MAGA di Gallarate o di Villa Panza), sono rari gli eventi di portata e visibilità sovra-locale, in grado di attrarre flussi da lunghe distanze.

Per fare un salto di qualità nell’offerta turistica si richiede quindi al territorio di “fare squadra”, superando sia le distinzioni settoriali (turismo culturale, turismo sportivo, turismo eno-gastronomico, etc.) sia quelle territoriali: in questo senso nel prossimo futuro sarà importante rafforzare le collaborazioni con i territori vicini, in primo luogo il VCO e il Canton Ticino, per costruire proposte tematiche caratterizzate dall’alta qualità che possano essere attraenti per un pubblico metropolitano e internazionale che ricerca, nell’area alpina e prealpina, quel connubio di natura, arte e bellezza tipico del paesaggio e della cultura italiani. In questo modo il sistema turistico varesino potrebbe essere meglio armonizzato con le altre vocazioni locali, da quelle agricole a quelle industriali, e potrebbe stimolare la crescita di una nuova imprenditoria innovativa nell’area dei servizi, creando opportunità di lavoro soprattutto per i giovani: senza rinnegare la tradizione, ma anzi partendo da essa per costruire una nuova visione del territorio.

Per richiedere la ricerca è possibile contattare il FAI- Fondo Ambiente Italiano all’indirizzo: faibozzolo@fondoambiente.it.

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Pubblicato il 10 Aprile 2019
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