L’arte nutre l’anima anche durante la guerra: ecco perché va difesa

Parla Tiziana Zanetti, esperta in diritto del patrimonio culturale, docente del Seminario “Tutela e comunicazione del patrimonio culturale e musicale”, autrice di numerosi contributi sul tema Arte e Legalità

Generica 2020

Il violino che suona durante le bombe in un rifugio, il dipinto che ritrae sfigurati gli obiettivi della distruzione che in un conflitto non hanno aggettivi – “civili“, “militari“ – perché la guerra tutto divora e tutto distrugge. Per questo l’arte nella sua forma universale è nutrimento dell’anima, protezione e consolazione, speranza. Anche in un conflitto, il segno umano che diventa cultura va preservato. L’opinione di Tiziana Zanetti Esperta in diritto del patrimonio culturale. (ac)

Il patrimonio culturale in queste settimane è più che mai oggetto di attenzione: in alcuni casi positivamente (una riforma rivoluzionaria lo sta riguardando relativamente alla tutela penale), in altri drammaticamente (gli eventi bellici riaprono questioni che si sperava di non dover mai più affrontare se non in chiave preventiva). Il punto di partenza fondamentale è rappresentato dal valore e dal significato, o meglio dai significati, che riconosciamo al “patrimonio culturale”: un insieme di beni, materiali e immateriali, che testimoniano la cultura di una comunità e nei quali essa si riconosce. Il patrimonio culturale ci invita all’approfondimento: quel che vediamo (di un dipinto, di una scultura, di uno strumento musicale..) è solo la superficie dalla quale partire per esplorare la profondità, dell’opera e anche di noi stessi. Gli eventi che stanno accadendo in questi giorni riportano alla memoria avvenimenti che pensavamo, e speravamo, di non dover mai più rivivere. Fu proprio in epoca di conflitto armato, o meglio subito dopo, che ci si rese conto della gravità delle aggressioni alle opere d’arte durante gli scontri e della necessità di preservarli con azioni efficaci e condivise in tempo di pace. Il concetto stesso di bene culturale nacque in questo contesto: fu la Convenzione internazionale dell’Aja sulla protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato del 1954 a introdurlo in ambito internazionale, il nostro diritto nazionale lo fece proprio nel decennio successivo. Dal dialogo su scala internazionale nacquero le più importanti Convenzioni in materia di tutela e di restituzione dei beni di interesse culturale illecitamente sottratti. Distruggere, danneggiare, rubare beni che condensano i valori più profondi di una comunità significa indebolirla, toglierle dignità, forza, coraggio. L’immagine del Cristo di Leopoli rimosso dalla cattedrale armena per trovare riparo in un bunker richiama alla mente il ruolo degli eroi nazionali e internazionali che rischiarono la loro vita durante i due conflitti mondiali – e non solo: si pensi negli anni più recenti all’uccisione del direttore del sito archeologico di Palmira Khaled al-Asaad – per mettere in salvo le opere d’arte per le future generazioni. Una generosità straordinaria! Spostandoci in tempo di pace, dobbiamo (almeno) citare il tema della tutela penale del patrimonio culturale: dopo anni, tanti, troppi di attesa (e di tentativi falliti) finalmente è stata approvata la legge che prevede nuove fattispecie di reato contro i beni culturali, un apparato sanzionatorio caratterizzato da un inasprimento delle pene edittali, la previsione di aggravanti, l’ampliamento degli strumenti investigativi.

Ricordiamo che i reati in materia sono disciplinati in parte dal Codice penale e in parte dal Codice dei beni culturali e del paesaggio: il primo del 1930 e il secondo del 2004, evidentemente superati! Quel che accade nella realtà – furti, esportazioni clandestine, contraffazioni, scavi e impossessamenti illeciti di beni di interesse archeologico – corre più veloce del diritto. La riforma colloca ora le disposizioni penali nel Codice penale, in un Titolo dedicato: la giusta sede, da diversi punti di vista (tecnico-giuridico ma anche del “riconoscimento” della gravità dei reati in materia). Tra l’altro è stata introdotta la nuova fattispecie autonoma del furto di beni culturali, punita con la reclusione fino a 6 anni. Particolare attenzione al traffico illecito di opere d’arte (che, non dimentichiamolo, in molti casi provengono anche dai territori di guerra) che ha raggiunto dimensioni impensabili e un volume di affari impressionante, con odioso protagonismo della criminalità organizzata. Questo Giornale si occupa di un territorio di frontiera: il “contrabbando artistico” è dunque un fenomeno che merita particolare attenzione. Si ricorderà, tra i tanti, il caso dell’Andrea Del Sarto che ha interessato la Procura di Varese per l’accertamento della legittimità dell’esportazione di una tela del Maestro ritrovata durante i controlli doganali a bordo di un furgone che attraversava la dogana di Gaggiolo. La frontiera è un’altra, ma il caso è particolarmente curioso e utile. È il Prof. Fabio Perrone, Musicologo e Perito di strumenti musicali, Direttore delle attività culturali dell’Academia cremonensis, luogo d’eccellenza dell’arte liutaria, a raccontarcelo. Nell’ottobre del 2008 il celebre musicista Uto Ughi venne fermato alla frontiera svizzera a Domodossola mentre stava rientrando a Milano dopo essere stato a Losanna dal liutaio Pierre Gerber ove si recava abitualmente per far controllare lo stato di salute degli strumenti di sua proprietà. La polizia di frontiera durante il controllo notando nella custodia il violino “Guarneri del Gesù”, chiese al musicista: «Quel violino è suo? Come mai non ci sono i certificati di accompagnamento? Prego, ci segua». Ogni violino antico (ma anche lo strumento moderno [e ogni altra opera che si intende esportare con evidenti specificità in base alla tipologia], quando viaggia, deve sempre essere accompagnato dalla propria carta di identità nella quale siano indicati: il liutaio costruttore, l’anno di costruzione, le dimensioni, i passaggi di proprietà; soprattutto, devono esserci le fotografie del bene. Ciò a tutela del proprietario dello strumento: infatti il traffico di violini rubati o falsificati è sempre più fiorente, complice l’andamento dei prezzi che non tiene conto della recessione economica e, da qualche anno, conosce un’irrefrenabile spinta al rialzo, favorita anche dalla forte presenza sul mercato dei nuovi collezionisti e mercanti cinesi e giapponesi. La vicenda occorsa a Uto Ughi ha avuto il suo lieto fine, ma ci ricorda la necessità di acquisire le necessarie autorizzazioni, imposte dalla normativa di tutela, per l’esportazione di opere fuori dai confini nazionali “rafforzate” quando si tratti di Stati extra UE, come la vicina Svizzera. Molti di questi argomenti sono stati affrontati nell’ambito di un seminario promosso dal DiSuit, Università degli Studi dell’Insubria, da diversi anni particolarmente attento a queste tematiche soprattutto in ambito comunicativo: comunicare bene il patrimonio culturale significa contribuire a tutelarlo, restituendo all’intera comunità il suo valore e i suoi significati. Una grande responsabilità. Tornando al drammatico contesto della guerra in Ucraina, condivido ancora le parole preziose del Prof. Perrone. In questo scenario due fatti hanno colpito particolarmente.

Il primo riguarda il video di una giovane ragazza ucraina, Vera Lytovchenko, ripresa dai suoi compagni di bunker mentre suona col suo violino nell’affollato rifugio di Kharkiv (https://www.youtube.com/watch?v=zvor65yqC7s) restituendoci tutto lo stridore della ricerca di una normalità sognante da una parte e, dall’altra, della ricerca della salvezza tra le bombe a grappolo che piovono incessantemente sulla città.
Il secondo riguarda il video realizzato da 94 violinisti di 29 Paesi a sostegno del popolo ucraino (https://www.youtube.com/watch?v=mQSIeD-x6dQ). I musicisti suonano Verbovaya Doschechka, una canzone popolare ucraina, accompagnando “a distanza” i nove giovani colleghi, tra cui il ventenne Illia Bondaresko, filmato mentre suona il tema col suo strumento in un rifugio di Kiev. A coordinare la realizzazione del video è stata la violinista inglese Kerenza Peacock che ha affermato: “Ho stretto amicizia con alcuni giovani violinisti in Ucraina tramite Instagram e ho scoperto che alcuni erano in rifugi seminterrati ma avevano i loro violini. Così ho chiesto ai colleghi di tutto il mondo di accompagnarli in armonia. E mi sono stati inviati video da 94 violinisti di 29 Paesi in 48 ore. Una sorprendente collaborazione che ha formato un coro internazionale di violini a sostegno dell’Ucraina. Illia Bondarenko ha dovuto filmarlo tra un’esplosione e l’altra…”.

Due esempi che ci ricordano come la bellezza della musica riesca a non farci sentire soli, a condividere emozioni, ad offrirci spunti di riflessione che prendono forma e restituiscono una comunicazione che va oltre le parole e le immagini tristi di questi giorni.  In conclusione. Volutamente ho affiancato il tema della tutela del patrimonio culturale in tempo di guerra e in tempo di pace. Ovviamente in questi giorni il nostro pensiero, e per quanto possibile il nostro aiuto, è rivolto a coloro che oggi si trovano nelle aree del conflitto armato, rischiando la vita in ogni momento, lontano dai propri cari o peggio ancora piangendone la morte. Una tragedia immane, sconvolgente. La cultura, che si condensa nel patrimonio culturale, oggi è certamente secondaria e le urgenze sono altre, ma credo sia fondamentale convincersi che dai valori che esso conserva, si debba partire o ripartire per dialogare, crescere, migliorare in ogni tempo. Il nostro art. 9 della Costituzione ce lo ricorda e se pensiamo a quando fu scritto, e da chi fu scritto, capiamo che è ancora, e più che mai, un faro illuminante per il nostro cammino di uomini e di donne nella nostra umanissima e precaria condivisione di un tempo breve e fuggevole su questa terra.

(Nella foto, Pace, della street artist Laika, Roma 2022)

Tiziana Zanetti Esperta in diritto del patrimonio culturale, docente del Seminario “Tutela e comunicazione del patrimonio culturale e musicale” (DiSuit- Università degli Studi dell’Insubria), autrice di numerosi contributi sul tema Arte e Legalità

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Pubblicato il 20 Marzo 2022
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